«Chiedo un passaggio al Pdl per poter guidare la Toscana»

È l’una di notte a Seul e Oliviero Toscani è ancora al lavoro per mettere a punto la mostra fotografica, già ospitata a Tokio e a New York, sui conciatori di pelle italiani. Uno still life che «una volta di più - dice - mette sotto gli occhi del mondo la grande capacità creativa, la straordinaria abilità degli italiani».
Scusi il paragone ma anche lei, lanciandosi in politica, ha deciso di far la pelle a qualcuno...
«La battuta è buona, ma le cose non stanno esattamente così. Io sono radicale da sempre. E come radicale non ho radici né a destra né a sinistra, però sono stanco di una certa politica trinariciuta, come sono stanco dell’immobilismo, della mediocrità. La sto pagando personalmente questa mediocrità proprio in Toscana, la regione dove vivo, e, ancora più da vicino, nel paese dove abito, Casale Marittimo».
Quindi ha deciso di passare all’azione?
«Per la verità non ho mai smesso di muovermi, di avere delle idee e di proporre iniziative. Ma se nel mio lavoro vado benissimo, quando sono io a decidere cosa e come fare, non ho problemi e riesco ancora a divertirmi, quando mi scontro con una certa amministrazione pubblica, un certo sistema politico, è un disastro. Da cinque anni sto aspettando che la Regione Toscana si decida a finanziare il mio progetto di un centro culturale, una sorta di bottega rinascimentale. L’unica cosa che è accaduta, e persino faticosamente è che mi hanno dato un terreno a San Rossore. Ma non una sede. Così siamo costretti a lavorare in trenta container e non c’è nessuno, in Regione, che si prenda la briga di sbloccare questa situazione surreale. Roba da Striscia la notizia. Quindi mi sono detto: per dare una mossa all’Italia e alla Toscana bisogna impegnarsi in prima persona, devo diventare presidente della Regione».
Da qui l’idea di scendere in campo come radicale ma con l’appoggio del Pdl.
«Diciamo che io sono un autostoppista. Chiedo un passaggio al Pdl per arrivare dove voglio arrivare ma nel contempo posso portare il centrodestra dove, dal 1945 in poi, non è mai riuscito ad arrivare. Non sono nuovo a queste sortite. Già nel 1994 osai sfidare Occhetto alla Bolognina si immagini se mi può spaventare questa nuova avventura».
Dica la verità, spera di potercela fare?
«Perché non dovrei riuscirci? Io non sono uno di quei radicali che vuole perdere. Prima di mettermi in gioco ho chiamato Pannella e gli ho raccontato ciò che avevo intenzione di fare, lui non solo mi ha dato la sua benedizione ma mi ha anche detto: sei un vero radicale, puoi vincere, sarà una bella sfida. E un’altra telefonata l’ho fatta al mio amico e vicino di casa Altero Matteoli, il ministro. Gli ho premesso che poteva sembrare un’idea bizzarra ma lui ha capito subito che avrebbe potuto funzionare. E sa perché? Perché fortunatamente Altero non è un politico come alcuni del centrodestra che siedono in Regione all’opposizione e che pensano solo e strenuamente ad unica cosa: difendere la loro seggiola».
Diceva di una situazione emblematica anche a Casale Marittimo...
«Io coltivo per passione l’uva e produco vino. Bene, quattro anni fa ho chiamato un amico, apprezzato in tutto il mondo, l’architetto svizzero Peter Zumthor. Avrei voluto che mi progettasse una cantina invisibile, un anti-monumento come quelli che sa fare lui. Ecco, un geometra dell’amministrazione locale con la sua brava tessera del Pd in tasca l’ha talmente osteggiato, talmente ostacolato nel lavoro, che alla fine Peter ha dovuto rinunciare. E Casale si è persa l’occasione di avere un’opera di un simile artista. Uno che per intenderci in aprile si è visto assegnare il Premio Pritzker, l’Oscar degli architetti».
Che cosa pensa di inventare come presidente della Toscana?
«L’esperienza di assessore a Salemi, ciò che sono riuscito a realizzare nella giunta Sgarbi, mi sta confermando che per fare politica bene ci vuole buona volontà e soprattutto ci vogliono personaggi di eccellenza. Le faccio un paio di esempi. A Salemi abbiamo deciso di dare le case a un euro a patto che vengano ristrutturate come diciamo noi e io voglio fare di Salemi il primo paese demafizzato come scriveremo sui cartelli stradali.

Uno dei maggiori problemi di questo Paese è quel certo snobismo di sinistra, stile Repubblica, che non ti lascia lavorare. La verità è che loro, quelli dell’immobilismo, quelli che dicono di essere di sinistra in realtà sono solo sinistrati».

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