Chiesta una «black list» per le coop sociali

Marcello Viaggio

Piovono accuse sui rapporti di lavoro in nero e le reali professionalità all’interno delle cooperative sociali. E c’è chi chiede una black list, come per le compagnie aeree. «Dietro le operazioni di facciata sul welfare, a colpi di volontariato, c’è l’inimmaginabile», accusa il Coordinamento dei comitati Roma Nord, associazione che riunisce otto comitati di quartiere, da Cesano a Prati-Trionfale. Il Coordinamento chiede al Campidoglio di «bloccare le convenzioni con quelle organizzazioni non profit che calpestano i diritti dei lavoratori e degli utenti e di trasferire i servizi alle aziende municipalizzate». Anche l’assistenza scolastica ai disabili sarebbe allo sbando. «Dopo il fallimento della cooperativa Conforto, alla quale, nella primavera scorsa, è stato revocato dal Comune l’appalto dell’assistenza nel XII Municipio - spiega un comunicato del Coordinamento - ora un’altra storica cooperativa sociale del VI Municipio è vicina al tracollo finanziario. Circa 200 lavoratori con contratti di collaborazione precaria, 40 dipendenti e un centinaio di soci rischiano grosso. Dopo la visita a gennaio della Guardia di finanza, infatti, sono emerse centinaia di migliaia di euro di debiti verso il fisco e gli enti previdenziali». Critica anche la situazione della cooperativa «Obiettivo 2000», che, secondo il Coordinamento, «si troverebbe a fronteggiare gravosi oneri giudiziari e perdite di commesse, con incresciosi ritardi nella retribuzione degli stipendi». I fatti più gravi riguarderebbero, però, la salute dei lavoratori impiegati nell’assistenza ai disabili medio gravi: «In alcune cooperative sociali che operano per il I e IV Municipio - rileva il Coordinamento - il 30 per cento degli assistenti domiciliari hanno riduzioni permanenti della funzionalità osteo-articolare all’età media di 40-45 anni. Donne e uomini “bruciati”, che non possono essere tutti collocati a mansioni più leggere. Inabilità che gravano sui bilanci, determinate da una gestione superficiale delle risorse umane, priva di ogni elementare prevenzione e tutela della salute nello svolgimento dell’attività lavorativa. Nell’assistenza ai disabili a scuola, dove mancano insegnanti di sostegno, c’è la corsa ad accaparrarsi convenzioni a pochi euro l’ora, mandando allo sbando operatori privi di titolo e qualifiche».
Insomma, per il Coordinamento serve una «lista nera di quelle cooperative sociali che non rispettano i diritti di lavoratori e utenti», per «mandarle a casa senza indugio, salvaguardando i posti di lavoro nelle aziende municipalizzate». L’Oil, Organizzazione internazionale del lavoro, agenzia dell’Onu, aveva emanato una raccomandazione (R193 del 20/6/2002) proprio contro lo sfruttamento e gli abusi nelle cooperative: «...occorre far sì che le cooperative non siano create o strumentalizzate per sottrarsi alla legislazione del lavoro o per stabilire rapporti di lavoro fittizi». A Roma, evidentemente, la raccomandazione l’hanno letta in pochi. Ma, in tema di attualità, non ci sono solo le cooperative.

Che rapporti di lavoro hanno al loro interno le associazioni che hanno realizzato gran parte delle iniziative di spettacolo della Notte Bianca? In alcuni casi avrebbero assoldato personale a pochi euro, senza neppure le garanzie di legge. Una pagina che resterà avvolta nel buio anche questa?

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