«Chinatown in mano a mafie e bande giovanili» Un rapporto sulla criminalità del Viminale: nel quartiere gruppi specializzati in rapine, estorsioni e omicidi Crescono immigrazione clandestina e prostituzione: i capitali illeciti vengono reinvestiti in c

«È stata rilevata una certa permeabilità a infiltrazioni da parte della criminalità organizzata nella comunità cinese. L’autoisolamento dei propri connazionali costituisce un punto di forza delle organizzazioni criminali che si rivestono d’autorità super partes all’interno delle comunità, in grado di esercitarvi un rigido controllo sulla vita economica e sociale, e che negli ultimi anni sono apparse meno silenziose, facendo anche registrare diversi episodi delittuosi particolarmente violenti». È Chinatown, nell’analisi dell’antimafia. Il documento - contenuto in un recente rapporto del ministero degli Interni sulla criminalità in Italia - riporta gli esiti investigativi della Dda milanese, e registra il progressivo slittamento verso l’illegalità del quartiere asiatico.
Annotano gli inquirenti che «la criminalità cinese si articola solitamente su due livelli: le bande giovanili (specializzate nella consumazione di rapine in danno di propri connazionali, ma anche estorsioni, incendi dolosi e delitti contro la persona, tra cui anche omicidi)», e le vere e proprie «organizzazioni, talvolta con connotazioni di mafiosità». Si tratta di «forme di devianza non improvvisate, avvezze a muoversi con circospezione ed astuzia al fine di evitare di incappare nelle maglie della Giustizia», e le cui principali attività sono «legate alla gestione del traffico di clandestini ed alla contraffazione». «La tratta di persone dalla Repubblica Popolare Cinese - prosegue il documento - risulta gestita da una collaudata filiera transnazionale e si articola in una estesa varietà di itinerari e modalità di ingresso nel territorio Schengen ed in Italia. Le organizzazioni criminali cinesi manifestano un forte interesse verso l’importazione di lavoratori da ridurre in schiavitù e di giovani donne da avviare alla prostituzione». Un fenomeno, quest’ultimo «in aumento». «Sono state individuate diverse case di appuntamento controllate dalle organizzazioni criminali. Dato di novità rispetto al passato è rappresentato dal fatto che l’esercizio del meretricio non avviene più esclusivamente all’interno di quella comunità ma anche al suo esterno, spesso pubblicizzata sui quotidiani locali, quasi sempre sotto la voce “massaggi”». Le attività illegali producono grandi liquidità, che non restano ferme. «Le ingenti disponibilità finanziarie della criminalità cinese - annotano ancora gli investigatori -, costituite principalmente con i proventi dell’immigrazione clandestina e dal business dell’illecita importazione di merci, tendono ad essere reimpiegate nell’acquisizione di immobili, nell’apertura di nuove attività commerciali, nell’acquisto di imprese risanate con l’utilizzo di forza–lavoro clandestina a costo zero, e nella gestione di prestiti usurai». Così, «nel quartiere Sarpi–Canonica per i cinesi è risultato agevole acquisire attività commerciali ed immobili per uso abitativo, praticando offerte d’acquisto molto vantaggiose», mentre i gruppi criminali «hanno avviato attività finanziarie, call–center, take away, video–noleggi, ed acquisito il controllo di chioschi e bancarelle». Non manca il gioco d’azzardo.

«La gestione delle bische e di ogni altra attività connessa con il gioco finisce per diventare un affare redditizio per le organizzazioni criminali, che le coniugano ad altre fattispecie delittuose quale il recupero crediti con intimidazioni e violenza».
È il quadro della Chinatown lombarda. Quella che il vicesindaco Riccardo De Corato definisce «una comunità ormai fuori controllo, che ricorda la Chicago anni ’30».

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