Chirac alla sbarra ma per 12 anni è stato al riparo dell’immunità

RomaMosse e contromosse, come in una partita a scacchi. Un’attesa lunga dodici anni per portare un presidente alla sbarra. E un processo che, appena iniziato, potrebbe essere subito aggiornato e interrotto a causa di alcune questioni procedurali. No, non siamo in Italia, e protagonista non è la Procura di Milano impegnata a setacciare la vita privata di Silvio Berlusconi. Teatro della vicenda è Parigi, dove per la prima volta nella storia transalpina, un ex capo dello Stato, Jacques Chirac, è stato rinviato a giudizio per una vicenda di assunzioni fittizie risalenti a quando era sindaco di Parigi, all’inizio degli anni Novanta.
Nel palazzo di giustizia della Ville Lumière, nella stessa aula dove nel 1793 venne condannata a morte Maria Antonietta, c’è grande attesa e attenzione mediatica per la vicenda, anche se quasi tutti gli osservatori ritengono improbabile che l’ex inquilino dell’Eliseo possa davvero varcare la soglia di una prigione, sia pure in un futuro lontano. Il motivo? La pervicacia con cui il leader neogollista si sta «difendendo dal processo», per usare una frase cara ai giustizialisti nostrani. Il procedimento, infatti, potrebbe subire subito un rinvio. Il giudice ha annunciato che prenderà nella giornata di oggi una decisione sulla questione costituzionale sollevata dall’avvocato di Remy Chardon, l’ex capo dello staff di Chirac ai tempi in cui l’ex presidente era sindaco di Parigi. Se il giudice deciderà di inviare la questione a un tribunale superiore, il processo potrebbe essere rinviato per mesi in attesa di dirimere il nodo del cosiddetto «meccanismo di connessione» che permette di non far cadere in prescrizione un reato nel caso in cui sia giudicato insieme a un secondo non prescritto.
Chirac, dopo essersi blindato rispetto alle inchieste della magistratura quando era all’Eliseo, è finito ora, a quattro anni dalla fine del secondo mandato, nelle maglie della giustizia. Come dire che in Francia il processo è stato costretto al letargo per dodici anni: i dodici anni in cui Chirac è stato all’Eliseo, dal 1995 al 2007. Uno scudo reiterato per tutta la durata dei suoi due mandati consecutivi che ha sospeso non soltanto un processo avviato ma l’inchiesta che lo riguardava, cioè le stesse indagini. Il procedimento è poi partito quando si è conclusa la sua parabola politica ed è cessata l’immunità.

L’equivalente di quanto sarebbe accaduto in Italia qualora il Lodo Alfano non fosse stato stoppato dalla Corte Costituzionale per violazione - tra l’altro - dell’articolo 3 della Carta, ovvero l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. Un rilievo, quello della Consulta, che Niccolò Ghedini commentò in punta di sarcasmo: «La legge è uguale per tutti ma non sempre lo è la sua applicazione». E sul quale, in Francia, nessuno ha trovato nulla da eccepire.

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