Parigi - È stato, quello di ieri, il grande giorno dell'addio di Jacques Chirac, presidente della Repubblica dal maggio 1995. L'anziano leader, che il prossimo novembre compie i 75 anni, si è rivolto ai connazionali con un breve intervento trasmesso dalle varie emittenti radiofoniche e televisive. Poche parole che fanno seguito al suo recente annuncio di non candidatura all'Eliseo per un terzo mandato consecutivo. La Costituzione della V Repubblica avrebbe permesso una simile scelta. Il buon senso l'ha impedita.
Chirac ha promesso il suo voto e il suo sostegno al candidato del centrodestra Nicolas Sarkozy. Tutti sanno che i rapporti tra i due personaggi sono assai tesi dall'inizio degli anni Novanta. Vicende personali - la contrastata amicizia tra Sarkozy e Claude Chirac, figlia del presidente - si sono intrecciati alla battaglia politica per la leadership dello schieramento conservatore.
Sarkozy ha incarnato posizioni più liberali e Chirac più «golliste». In realtà c'è stata soprattutto la lotta tra due correnti, che ha visto alla fine il trionfo di quella di Sarkozy a scapito del clan di Chirac.
Ieri è stato per il presidente il giorno della resa e della rinuncia: Sarkozy non ha più rivali in seno al centrodestra. Può andare alle elezioni presidenziali del 22 aprile e del 6 maggio con la certezza che i voti conservatori sono tutti per lui. Ma qui comincia il «gioco delle parti».
Chirac impersona la «conservazione» e lo status quo, ma Sarkozy, 52 anni, si considera come l' «uomo del cambiamento» e promette ai francesi un avvenire diverso e molto migliore del passato. Ecco i commentatori politici transalpini chiedersi se il sostegno di Chirac al suo ex rivale sia un vero regalo o una mela avvelenata.
In realtà si tratta di ambedue le cose, anche se l'elemento positivo (per Sarkozy) supera ampiamente quello negativo. Ottenendo l'appoggio di Chirac, Sarkozy può presentarsi come il rifondatore del centrodestra transalpino in contrapposizione con uno schieramento di sinistra più che mai diviso e agitato da polemiche talvolta velenose.
Il prestigio del candidato di centrodestra aumenta di una spanna. Al tempo stesso Sarkozy non può buttare alle ortiche l'eredità di questi dodici anni di presidenza di Chirac. Deve ormai annacquare le sue promesse di rottura col passato. Del resto Sarkozy - che negli ultimi anni è stato ministro dell'Interno, dell'Economia e poi di nuovo dell'Interno - non poteva fingere d'esser stato sulla Luna durante il periodo della presidenza di Chirac.
Ieri Sarkozy ha concesso a Chirac tre belle soddisfazioni. Prima di tutto è stato il presidente della Repubblica ad annunciare le dimissioni del candidato del centrodestra dalla sua carica di ministro dell'Interno (vista la difficile compatibilità tra i due ruoli). Inoltre il nuovo titolare dell'Interno sarà - come preannunciato nei giorni scorsi su queste colonne - il trentenne François Baroin, che è un fedelissimo di Chirac. Infine Sarkozy ha accettato di ringraziare pubblicamente il capo dello Stato per il suo sostegno personale e politico.
Un sostegno che s'intreccia comunque con una vicenda dal sapore polemico. Domani 23 marzo la casa editrice «Odile Jacob» manda in libreria due massicci volumi di Chirac, che sono in pratica il suo testamento politico e che s'intitolano rispettivamente «La mia battaglia per la Francia» e «La mia battaglia per la pace».
Il testo di questi scritti ripercorre la carriera politica del presidente e in particolare il suo periodo alla guida del Paese. Nel riepilogare questi anni, Chirac non smussa affatto gli elementi del suo contrasto politico con Sarkozy, come ad esempio il fatto che l'Europa debba (secondo il presidente uscente) essere guidata da un nucleo duro di Paesi «pionieri».
Al tempo stesso Chirac rivendica il merito d'aver creato nel 2002 l'attuale partito chiave del centro-destra, ossia l'Ump (Union pour un Mouvement populaire). Sarkozy è oggi il presidente dell'Ump ed è stato scelto proprio da questa formazione politica per scalare l'Eliseo. Ma Chirac gli ricorda che è stato pur sempre lui a fondare il partito.
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