Alberto Toscano
da Parigi
«Vive la République, vive lEurope, vive la France!». Conclude così il suo appello alla nazione il presidente Jacques Chirac. Insomma, lEuropa ha fatto irruzione nel vecchio slogan patriottico transalpino, come se la Francia e la sua Repubblica non potessero più esistere da sole: senza una chiara dimensione comunitaria. Unallusione forte, giunta al termine di un discorso duna decina di minuti, trasmesso da radio e tv a reti unificate, equamente ripartiti tra spiegazioni pedagogiche e minacce neanche tanto larvate. Per le prime, Chirac ha insistito sullimportanza della scommessa di ratificare per via referendaria anziché parlamentare la Costituzione europea. Secondo lui ciò ha consentito «un dibattito democratico esemplare». Poi il presidente ha detto ai connazionali: «Non sbagliatevi dargomento. Questa volta è in gioco lavvenire della Francia e dellEuropa, non la lotta tra destra e sinistra». Chiarissimo il senso delle parole di Chirac, che si può riassumere nella seguente interpretazione: «Votate per lEuropa, non cogliete questa occasione per votare contro di me!».
In seguito - e siamo sempre alla pedagogia - Chirac ha insistito sul maggior peso che la Francia (esattamente come lItalia) avrà dal Trattato costituzionale rispetto al Trattato di Nizza, che resterà in vigore in caso di mancata ratifica del nuovo testo: «Il trattato su cui state per esprimervi rende la Francia più forte in Europa perché prende in conto la sua popolazione e ne accresce il peso del 50 per cento», ha detto il presidente della Repubblica. E ancora: «Il sì del popolo francese darà alla Francia maggiore forza per pesare in Europa». Viene poi il capitolo «Modello sociale francese».
Ecco Chirac insistere in tutti i modi sul fatto che la Costituzione europea non impedisce minimamente alla Francia di mantenere le proprie regole in campo sociale, garantendo in particolare la permanenza e lefficacia dei suoi servizi pubblici. Sempre sul terreno sociale Chirac ha detto: «La Confederazione europea dei sindacati, che ha 60 milioni di membri, ha deciso di sostenere calorosamente il Trattato costituzionale, concepito come un passo avanti per i lavoratori e si è impegnata senza riserve nella difesa di questo testo!». Come dire che quei sindacati francesi - a cominciare dalla confederazione filocomunista Cgt - che stanno facendo campagna per il no sono in contraddizione flagrante con la stragrande maggioranza dei sindacati dellUnione europea. Altro elemento di spiegazione: «La Costituzione - dice Chirac - rende lEuropa più vicina ai cittadini e attribuisce maggiori poteri al Parlamento europeo».
Chirac è duro nel mettere i connazionali di fronte alle loro responsabilità. Alludendo al fatto che la «Carta dei diritti fondamentali» è stata integrata nel testo europeo, il presidente dice: «Che responsabilità ci assumeremmo di fronte alla storia se la Francia, patria dei Diritti delluomo, impedisse la ratifica e lentrata in vigore della Carta dei diritti fondamentali?».
Lultimo sondaggio ieri dava il no al 54%, Giscard dEstaing non demorde e spera nell«effetto Liverpool»: rimontare in extremis e vincere quando tutto sembra compromesso.
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