«Chissenefrega del Festival Ora non ci voglio più andare»

Roma«Non sono un mostro. Non faccio apologia della droga. Solo l’idea di un coca party mi fa schifo. E sono molto dispiaciuto di essere passato per uno che pubblicizza un disvalore dal quale, invece, è lontano mille miglia». Il contrito mea culpa di Morgan è andato in onda ieri sera a Porta a porta, tra pentimenti, recriminazioni, distinguo vari. E una probabile, prossima riabilitazione. Sotto la cubitale scritta «Ad un passo dal baratro», un Morgan dalla faccia tirata ha cercato di spiegare il perché della sciagurata intervista al mensile Max in cui disinvoltamente ammetteva di fare un uso quotidiano e «antidepressivo» della cocaina, che gli è costata l’espulsione dal Festival di Sanremo (salvo ripensamenti: il direttore generale Rai Mauro Masi sembrerebbe infatti disposto a riammetterlo, ma non in gara). «Vorrei tanto essere il contrario di quello che sto rappresentando», ha affermato l’ex leader dei Bluvertigo. «Ribadisco di avere sbagliato. Ma è stato tutto un fraintendimento. Io ho parlato della mia miseria. Ma col mio consueto stile provocatorio: le cose che ho detto invece sono state estrapolate, e fuori dal contesto hanno assunto un altro senso. Le mie metafore sono surreali, io spesso gioco con le parole. Me ne assumo lo stesso la responsabilità. Ma anche chi mi ha intervistato, è stato un incosciente a non capirne lo spirito». Colpa del giornalista sarebbe stata quella di non aver compreso che «io riferivo solo il parere provocatorio di uno psichiatra, il quale mi disse che, invece di tanti psicofarmaci, per curarmi mi avrebbe più volentieri prescritto della cocaina, che fa meno male». Morgan dichiara infatti di essere in cura contro la droga da due anni a Londra, dopo aver fatto un’inutile cura del sonno in Italia, e di combattere quotidianamente contro «una cosa che mi fa schifo. Io sono una persona onesta. Ma ho una grande debolezza. Che non ho problemi ad ammettere».
Pronta la replica di Giorgia Meloni: «Se io do un’intervista superficiale, non posso prendermela con chi m’intervista», ha detto il ministro della gioventù (che aveva già definito il cantante «cattivo maestro»). «La verità è che Morgan ha avuto un approccio troppo leggero con un problema troppo pesante, e poi, sulla scia delle giuste reazioni, prova a raccontarci di essere una persona diversa». Claudia Mori (partner del cantante nella conduzione di X Factor) se l’è presa coll’ipocrisia delle reazioni: «Io sono contro la droga. Ma almeno Morgan ha avuto l’onestà di ammettere il suo problema. Mentre in Italia siamo pieni d’ipocriti che, prima di andare in tv o in Parlamento, sniffano. E non lo dicono». Don Mazzi ha invece cercato di mettere il cantante alla corda sull’argomento Sanremo: «Devi dimostrare di essere qui a scusarti perché sei veramente pentito, e non solo per farti riammettere al Festival». Morgan ha ribattuto: «A Sanremo ci tenevo tanto. Ma a questo punto chi se ne frega: non ci voglio più andare. Stasera non sono qui per elemosinare la mia partecipazione, ma per il dibattito su un problema che è molto più importante, perché coinvolge tanti giovani».
Intervenuto telefonicamente, il direttore artistico del Festival Gianmarco Mazzi ha dichiarato la sua partecipazione umana: «Ma il problema ora è fuori della mia competenza: la decisione spetta alla Rai, ed è già stata presa». Morgan ha provato ad osservare: «Ma allora perché adesso sono richiestissimo dai programmi Rai? Mi hanno già invitato a Domenica In. Se sono un modello sbagliato a Sanremo dovrei esserlo anche altrove». Fra i colleghi del cantante, Enrico Ruggeri ha stigmatizzato il suo operato, Pupo ha chiesto invece che fosse riammesso; Vasco Rossi gli ha scritto un sms: «Ora mi sei anche più simpatico». «Ora non vorrei che tu uscissi di qui come una vittima», ha notato don Mazzi. «Ma io sono una vittima», ha replicato il cantante: «Vittima di me stesso».

Piccolo colpo di scena le lacrime dell’ex ministro Livia Turco: commentando il fatto, ha raccontato di aver dovuto lei stessa affrontare il problema della droga con suo figlio: «C’è un unico mezzo per salvare i nostri figli: un padre e una madre sempre presenti».

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