Chitarre dure e dolci violini ecco Galileo secondo gli Haggard

D’accordo rock e orchestra sinfonica non sono una novità (Deep Purple docet) ma nei tedeschi Haggard c’è qualcosa di nuovo. Qui gli archi (quasi tutti femminili) fanno parte della band come le due soprano, che cantano con grazia alternandosi alla voce brutalmente ferina e alla stordente chitarra di Asis Nasseri. Diavolo e acquasanta, metal durissimo (venato di folk celtico e nordeuropeo) e simbolismo, camerismo e un po’ di progressive. Qualcuno lo chiama neoclassical metal, altri Mittelalter-rock. Morale? Questi ragazzacci sono esplosivi e lirici al tempo stesso, come ha dimostrato la prima data del tour europeo mercoledì all’Alcatraz di Milano.

Funziona l’incrocio tra sala da concerto e rockoteca attraverso brani fragorosi ma anche di grande suggestione, tratti per lo più dall’album Eppur si muove (All’inizio è la morte, Per aspera ad astra, l’epica Herr Mannelig) dedicato a Galileo. Duri colti e un po’ guasconi toccano le corde giuste per un pubblico in cerca di forti emozioni. Non il solito metallo.

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