Chiude la saga dopo 40 anni: su Internet scoppia la rivolta

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La notizia ha lasciato nello sconforto milioni di appassionati: l’universo di Star Trek non è infinito. L’hanno deciso L’Upn e la Paramount Network Television, le case produttrici della quinta serie di Star Trek, Enterprise, la cui ultima puntata «These are the voyages...» («questi sono i viaggi...», le stesso parole con cui cominciava la sigla di Star Trek) è andata in onda negli Stati Uniti venerdì 13 maggio. Ultima puntata e basta, perché - nonostante le frasi di rito - è quasi certo che il mondo parallelo che in quarant’anni ha accompagnato gli amanti della fantascienza tv, è svanito.
Prequel dell'originale serie classica, Enterprise in quattro anni ha prodotto 98 episodi e quattro Emmy, gli Oscar della tv americana. Ma non è bastato: gli ascolti - dicono - sono in calo nonostante le milioni di firme raccolte per scongiurare la decisione di chiudere. Muore così (ma il futuro, chissà, riserva sorprese) l’idea di Gene Roddenberry, figlio di un veterano della Prima guerra mondiale, pilota di aerei nella Seconda, che mentre molti americani morivano in Vietnam, s’inventò Star Trek, un futuro di pace, tolleranza e democrazia nello spazio. La «Federazione dei pianeti uniti» nacque nel 1966, rompendo alcuni tabù di allora (e di oggi) come il primo bacio tra un bianco (Kirk) e una nera (il tenente Uhura) che imbarazzò l’opinione pubblica.

Star Trek insomma divenne un mito e la sua astronave, l’Enterprise, regalò il nome ad uno Shuttle. E fu proprio uno Shuttle, il Columbia, a lanciare nello spazio le ceneri di Roddenberry dopo la sua morte, avvenuta nel 1991.

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