Chiudere il «bancomat» e razionalizzare le fiere

Bisogna chiudere il «bancomat» dei finanziamenti a pioggia. Il panorama delle manifestazioni fieristiche legate ai vari settori, nautica inclusa, è così affollato che da più parti si invoca una immediata razionalizzazione.
Osservando i dati, infatti, si nota come si sia passati dalle 568 fiere italiane del 2007 alle 520 previste nel 2010 e come, tra queste ultime, quelle internazionali siano passate da 182 a 210, mentre i visitatori e i milioni di metri quadri sono in calo 17%.
Benché questi numeri si riferiscano alle diverse categorie, e quindi ai differenti prodotti fieristici, non è difficile trasferirli al mondo nautico, dove in molti si stanno orientando verso la creazione di un progetto strategico di periodo, finalizzato a sviluppare la qualità del servizio fieristico secondo una visione giustamente internazionale e globalizzata.
L’inziativa parte dall’agenzia di Confindustria per le Fiere (Cfi), che ha proposto di riequilibrare la competenza esclusiva delle Regioni, trasferita frettolosamente con la riforma costituzionale del 2001. Contemporaneamente, Cfi ha suggerito di creare una cabina di regia, affidandone la guida al ministero dello Sviluppo Economico, finalizzata a conseguire regole uniformi per gli appuntamenti internazionali, ossia quelli che dovrebbero vantare idealmente un 15% di espositori esteri e un 10% di visitatori stranieri.
Il progetto sta raccogliendo numerosi consensi da parte dei principali player nazionali: dal segretario generale di Federmacchine, Alfredo Mariotti, al presidente di Ucina-Confindustria Nautica, Anton Francesco Albertoni.
«Vogliamo testimoniare - ha detto - l’importanza che le fiere specializzate rivestono per le imprese, occasione ch rende partecipe il mercato e la business community della loro capacità produttiva e dei processi di innovazione nel design e nella tecnologia dei loro prodotti. Tuttavia, affinché le manifestazioni fieristiche internazionali in Italia, di grande richiamo mondiale e primarie vetrine del made in Italy - quali il nostro Salone Nautico Internazionale di Genova, il Micam di Milano, il Salone del Mobile, il Vinitaly di Verona, il Mido di Milano e altre - possano continuare a rappresentare lo strumento più efficace per la promozione degli scambi e l’internazionalizzazione delle nostre imprese, è necessario che vengano recuperati sia strumenti di coordinamento del sistema fieristico a livello centrale da parte del ministero dello Sviluppo Economico sia regolamenti uniformi che consentano l’attribuzione della qualifica di Salone Internazionale».


Fin qui il commento del presidente di Ucina, Albertoni, in piena sintonia con la tesi portata avanti dal Comitato Fiere e Industrie con l’obiettivo di razionalizzare i calendari fieristici, regolandone le concomitanze e aprendo il «bancomat» solo per quelle manifestazioni che siano un efficace strumento di promozione internazionale della produzione nazionale.

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