Roma - Il suo ritiro da separato in casa è iniziato con dodici ore di anticipo rispetto ai compagni. Cristian Chivu aveva annunciato che non sarebbe arrivato a Trigoria con le guardie del corpo. «Il calcio è uno sport, credo nel fair-play», le parole del rumeno alla vigilia del ritorno in Italia. Un fair-play che i suoi procuratori, per primi, non hanno rispettato, come è ormai prassi nella giungla dell’attuale calciomercato. E che hanno messo il calciatore nella condizione di unico capro espiatorio della vicenda.
Consapevole che non sarebbe stato accolto a braccia aperte, il difensore ha deciso di stravolgere tutti i piani previsti e di varcare il cancello del centro sportivo della Roma prima degli altri. Dalla Romania erano giunte voci incontrollate di ogni tipo, come quella che parlava di un aereo strategico che sarebbe atterrato in tarda serata per garantire al giocatore un arrivo tranquillo nel quartier generale giallorosso. Alla fine, invece, Chivu è atterrato a Fiumicino alle 10.30 di ieri mattina con un volo Alitalia proveniente da Bucarest. Il difensore della Roma - camicia bianca, pantaloni neri, cappello con visiera bianco e marrone - è apparso sorridente e di buon umore e mentre era in attesa di ritirare i bagagli ha anche firmato qualche autografo a tifosi e passeggeri.
«Io all’Inter? Penso che prima sia giusto parlare con la società, poi vedremo...», le uniche parole del rumeno allo scalo romano. L’ingresso a Trigoria a mezzogiorno, quando fuori dai cancelli del «Fulvio Bernardini» non ci sono tifosi né forze dell’ordine che arriveranno solo qualche ora dopo. Secondo i bene informati, Chivu ha voglia di spiegare ai sostenitori della Roma il suo punto di vista. Lo farà con un comunicato stampa o forse con una conferenza nei primi giorni di lavoro a Trigoria. Non vuole fare la fine di Emerson o Cassano, già in passato «scaricati» e pesantemente contestati dalla calda piazza giallorossa perché ritenuti dei mercenari.
E in attesa di chiarire con i tifosi, ieri il calciatore ha avuto prima un colloquio con il direttore sportivo Daniele Pradè e poi con il tecnico Luciano Spalletti. Chivu avrebbe raccontato la sua versione su questi mesi caratterizzati da promesse di accordo e cessioni poi non andate in porto. E addirittura, secondo indiscrezioni, avrebbe manifestato la disponibilità a prolungare il contratto con la Roma. Anche se tra domanda e offerta esiste la solita distanza dei mesi precedenti: il rumeno, legato alla società giallorossa fino al 2008 con un ingaggio di 1,66 milioni di euro, vorrebbe arrivare almeno a tre e mezzo o quattro, mentre la Roma si fermerebbe, in rispetto dei tetti salariali che si è imposta, a due e mezzo. Trattativa difficile se non impossibile, anche se le ultime dichiarazioni di questi giorni evidenziano dei possibili strappi tra Chivu e i Becali, suoi procuratori.
Per ora il rumeno resterà a Roma, in attesa di sviluppi e con gli occhi di tifosi e compagni puntati addosso. «Cristian è un amico - ha dichiarato nei giorni scorsi il capitano della Roma Francesco Totti - l’ho sentito un paio di volte e credo che debba decidere il proprio futuro da solo. Ma non conosco la sua situazione e non voglio mettere il naso negli affari degli altri».
«A questo punto il giocatore e la Roma hanno il diritto di fare quello che vogliono», ha commentato il patron interista Massimo Moratti, che sembra stanco della trattativa per Chivu. Una risposta al procuratore del difensore, che nei giorni scorsi aveva definito ormai un miracolo il passaggio del giocatore dalla Roma all’Inter. «Non sono in grado di fare miracoli - ha puntualizzato Moratti a Sky - si è creata una situazione di stallo perché le tre squadre (Inter, Real Madrid e Barcellona, ndr) sono uscite dall’asta che la Roma aveva tutti i diritti di fare. La situazione si è bloccata e io ho il diritto di uscire di scena».
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