Choc per General Motors, a rischio bancarotta

Il gruppo automobilistico Usa annuncia perdite trimestrali per 2,5 miliardi di dollari e liquidità bruciata per altri 6,9 Le risorse in cassa bastano solo fino a fine anno. Wagoner chiede l’aiuto del governo. Salta la fusione con Chrysler

Choc per General Motors, a rischio bancarotta

Conti in profondo rosso e pochi spiccioli in cassa: per General Motors non è più soltanto emergenza, ma questione di sopravvivenza. È l’effetto più macroscopico della crisi di un intero settore, costretto a chiedere un aiuto statale da 50 miliardi di dollari. «Una bancarotta sarebbe devastante. Speriamo in un aiuto dal governo», ha commentato il numero uno Rick Wagoner. Il neopresidente Usa, Barack Obama, sembra volerlo ascoltare: la squadra di transizione «sta lavorando a politiche per aiutare» il comparto automobilistico, che è «l’ossatura del settore manifatturiero statunitense».

GM è un gigante malato da tempo, così come le altre due major di Detroit, Ford e Chrysler, ma la relazione trimestrale presentata ieri è stata un’autentica doccia fredda per gli analisti e per il mercato, che ha punito severamente i titoli scivolati fino al 15%. Dall’inizio dell’anno, la perdita è ormai attorno all’80%, e le prospettive per azienda e titoli rimangono fosche. Se Ford ha archiviato il trimestre con un passivo tutto sommato contenuto (129 milioni di dollari), tra luglio e settembre General Motors ha invece accumulato perdite operative per quasi 3 miliardi. Colpa delle vendite, crollate del 30%, con riflessi terrificanti anche sul fatturato: i 43,7 miliardi di un anno fa si sono assottigliati fino a quota 37,9 miliardi. I saloni con fiammanti modelli di vetture che non trovano un proprietario appartengono all’iconografia della crisi economica che divora l’America. Ma sono anche lo specchio degli errori strategici commessi dall’industria automobilistica a stelle e strisce: dai maxi-sconti alla clientela, fino ai Suv offerti in tempi di carburanti alle stelle.

Le cifre diffuse da GM hanno sorpreso sfavorevolmente gli analisti, che avevano messo in conto una trimestrale negativa, ma non certo da lacrime e sangue. Al di là delle perdite e della drastica discesa del giro d’affari, inquieta la carenza di liquidità in cui versa il gruppo dopo aver bruciato nel terzo trimestre la bellezza di 6,9 miliardi. Quello che c’è in cassa, ha ammesso la casa automobilistica, potrebbe non bastare per assicurare l’attività operativa fino alla fine dell’anno. Soldi insomma non ce ne sono più, o quasi, e i poco meno di due mesi che mancano alla conclusione dell’annus horribilis 2008 saranno durissimi. Il gruppo non sembra però farsi troppe illusioni sull’andamento dell’anno prossimo: per il primo bimestre 2009 i flussi di cassa resteranno a livelli di guardia in assenza di un miglioramento significativo delle condizioni economiche e di mercato, oggi difficili da ipotizzare. Le cattive condizioni del mercato del lavoro Usa, con un crescente numero di disoccupati (6,5% il tasso in ottobre), e la concorrenza esercitata dalle marche straniere e da quelle giapponesi in particolare, rendono l’impresa difficile.

Nel tentativo di tamponare le falle e alla disperata ricerca di 20 miliardi cash, quanti ne servono per passare la nottata, GM ha messo a punto le prime mosse anti crac. Si tratta di misure generate dall’emergenza, ispirate dall’urgenza di ottenere al più presto benefici, come quella relativa a un taglio del 10% degli stipendi. Nei mesi scorsi, la scure era già calata su oltre 7mila dipendenti, alcune fabbriche Usa avevano chiuso i battenti, mentre un paio di settimane fa GM aveva annunciato l’intenzione di chiudere temporaneamente alcuni impianti europei.

I progetti di più ampio respiro vengono invece accantonati, come la progettata fusione con Chrysler. «Possibili merger offrono sinergie nel lungo termine, ma non aiutano a risolvere i problemi a breve», ha detto Wagoner.

Chrysler ha subito risposto di voler continuare a «esplorare possibili alleanze e partnership». Controllata per l’80% dal fondo Cerberus, la casa di Auburn Hills potrebbe ora - secondo gli analisti - riprendere i colloqui con Renault-Nissan, interessata soprattutto al marchio Jeep.

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