LondraA vederlo così, felpa azzurra a righe, pantaloni bianchi e tracolla, sembra proprio un commuter (un pendolare) qualunque in attesa di prendere il suo autobus. Peccato che Siraj Yassin Abdullah Ali, sei anni fa, uno di quegli autobus l’avrebbe voluto far saltare in aria insieme a tutti i suoi passeggeri. Il 21 luglio del 2005, soltanto un paio di settimane dopo gli attacchi del 7 luglio in cui morirono 52 persone, l'uomo aiutò cinque estremisti islamici a confezionare delle bombe che avrebbero dovuto scoppiare su altrettanti autobus londinesi. Fortunatamente il tentativo di strage fallì e tutti i componenti della banda furono arrestati, compreso Siraj.
Fratello di uno degli attentatori e amico del leader del gruppo, questo trentacinquenne eritreo sapeva tutto del complotto e aveva persino aiutato i futuri kamikaze a cancellare ogni prova del loro passaggio nell'edificio dove avevano costruito gli ordigni. Per il suo coinvolgimento si era beccato nove anni eppure il fotografo del tabloid inglese Daily Mirror lo ha immortalato nei giorni scorsi a Londra, mentre aspetta uno di quegli autobus che i suoi amici avevano tentato di far esplodere. Libero, in mezzo alla folla, anche se con un braccialetto elettronico. Dopo metà degli anni che dovrebbe scontare gli viene già consentito di vivere in una prigione diurna della zona nord della capitale dove ha l’obbligo di ritornare soltanto per la notte.
Questa possibilità in Gran Bretagna viene concessa a chi non ha una residenza stabile nel Paese e a chi non è più considerato un pericolo per la società. Ma la vera ragione per cui questo terrorista può girare liberamente è che il giudice ha stabilito che, se venisse rimpatriato nel suo Paese d'origine, potrebbe subire un «trattamento inumano» che violerebbe i suoi diritti. Così gli inglesi se lo devono tenere in casa sebbene egli non abbia dimostrato loro particolare gratitudine o affetto. La stessa fortunata sorte è toccata anche ad un altro complice dei cinque terroristi del 21 luglio, Ismail Abdurahman che per le stesse ragioni non può venir deportato in Somalia. La notizia ha suscitato grande indignazione tra i cittadini britannici. Siraj viveva in un appartamento situato nello stesso edificio dove vennero confezionate le bombe. Spesso quando le esalazioni delle sostanze tossiche utilizzate per gli ordigni diventavano insopportabili, il gruppo si riuniva a casa di Siraj.
Il fatto che dopo soltanto quattro anni di prigione, questo soggetto sia di nuovo libero su cauzione, seppur in stato di semi-libertà, ha destato molte perplessità.
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