Ci risiamo: il macellaio con il vizietto dello scontrino fantasma

Minacciati dal dilagare della grande distribuzione che pratica prezzi migliori, i bottegai continuano a non rilasciare ricevute per potere piangere miseria al momento della dichiarazione dei redditi

Ci risiamo: il macellaio con il vizietto dello scontrino fantasma

Se c’è un settore minacciato di estinzione è quello dei bottegai vecchio stile, negozi che non sanno rinnovarsi per restare al passo dei tempi, minacciati dalla grande distribuzione che offre tutto in centri commerciali dove poco ci manca che uno possa andarci per partorire in breve tempo. E allora? Allora perché ci sono commercianti dell’alimentare che ignorano la tara nelle bilance e fanno pagare anche carta e confezione? Sono la maggioranza. Ma la rabbia vera non è per chi fa il furbo con il peso lordo e quello netto e ti pagare il loro come fosse il netto. Siamo in Italia e alla lunga uno si abitua a queste meschinità. La vera cosa insopportabile è che molti di questi “signori” nemmeno pagano le tasse. Ho sotto gli occhi qui in redazione la strisciatina di una macelleria in zona piazza Repubblica a Milano che non vedrà più la famiglia Marchi entrare per comperare polpette e polpettoni, buoni. Anzi, vorrei tanto che al mio posto entrasse uno 007 della Guardia di Finanza. Il fatto: troppo freddo e troppo ghiaccio per le vie, troppo poco tempo per allungare il passo fino al macellaio di fiducia, morale: uno si ricorda che accanto a via Turati c’è una valida alternativa e la raggiunge. Buone cose in bella vista, poco tempo di attesa, la scelta cade su un polpettone che la sera delizierà alla grande tutti e quattro i commensali, che se fossero stati anche sei si sarebbero lo stesso saziati tutti e sei. Almeno questo, perché al momento di scartare il pacchetto c’è la sorpresina: nessuna traccia di scontrino fiscale. Come i giocatori delle tre tavolette, chi era alla cassa aveva giocato con le parole e il sacchetto. “Tutto dentro”. Tutto un bel niente. Quello che era stato infilato facendo intendere fosse lo scontrino fiscale, era invece il tagliando che esce dalla bilancia e che attesta peso, prezzo al chilo e prezzo totale, nell’ordine un chilo e centoventidue grammi, 22 euro (in lire 42.598) e infine 24,68 euro che sarà quanto lasciato in cassa alle ore 18.56 di venerdì 9 gennaio. Conservo lo scontrino per eventuali verifiche.

Però quando i vertici dei commercianti diranno che la loro categoria non deve essere criminalizzata come confraternita di evasori fiscali, io mi farò una grassa risata e mi augurerò una volta ancora che le varie Esselunga, Pam, Gs, Iper… spazzino via tutti questi furbetti del pacchettino e sopravvivano solo i bottegai bravi e onesti, che propongono prodotti di qualità assoluta, che i supermercati non possono garantire, e registrano per bene tutte le operazioni e quando è il momento pagano pure loro le tasse, che nessuno vorrebbe d’istinto pagare, nemmeno io sia chiaro, però non siamo eremiti nel deserto e partecipando alla vita di un Paese, pagarle è un dovere. Solo così uno si può poi lamentare se le cose non funzionano.

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