Cronache

«Ci rubavamo i salvagenti di mano nella fuga c’è chi è stato calpestato»

Una lotta per sopravvivere. Uno contro l’altro. Strapparsi di mano quei pochi salvagenti, passare avanti a donne e bambini per salire sulle scialuppe. «È stato allucinante, la gente è impazzita, ci rubavamo i salvagenti fra noi».
Quante volte li avranno visti, i passeggeri del Concordia, quei salvagenti impolverati. Quante volte avranno distrattamente notato per caso e poi deciso di ignorare quei cartelli sulle norme di sicurezza, i segnali, l’abbandono della nave. Un po’ come in aereo, quando fra uno sbadiglio e l’altro si assiste a quello che sembra il buffo rito delle hostess intente a spiegare con qualche imbarazzo dove sono le uscite, in caso di ammaraggio.
Poi arriva una notte di gennaio in cui da quel salvagente, da quel posto su una scialuppa, dipende la tua vita, o quella di tuo figlio. Ma anche la vita dello sconosciuto che ti sta accanto. E non è più come nei film, dove si lascia il passo a donne e bambini. «È stato allucinante - ha raccontato una delle superstiti, Antonella Simboli - nessuno ci diceva nulla e il personale straniero urlava per il panico. Abbiamo preso da soli i giubbotti salvagente rompendo le vetrine nei corridoi. E siccome erano pochi ce li rubavamo tra noi». «La gente è impazzita, i bambini venivano tenuti in alto dai genitori per paura di essere schiacciati dalla folla, tutti si prendevano a spintoni per tentare di salire per primi sulla scialuppa mentre il personale gridava che dovevano salire a bordo prima le donne e i bambini», racconta la donna. «Mi hanno strappato dalle mani il giubbotto di salvataggio - ha detto - ho spaccato un vetro e sono riuscita a prenderne uno per bambini, mi spingevano, sono caduta 2, 3 volte per terra, ho visto la morte». «Siamo caduti l'uno addosso all'altro e la gente si calpestava e la gente camminava sopra altra gente con la nave che andava sottosopra». Secondo lei «i pochi giubbotti disponibili erano per bambini e non per persone adulte».

«Le scialuppe di salvataggio - ha raccontato Lucrezia - erano sovraccariche, sulla mia c’erano più di 130 persone e in alcuni casi non è stato possibile dare la precedenza ai bambini perché la gente provava in tutti i modi a salire».

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