Economia

«Ma ci vuole un progetto industriale»

«Sì ad aggregazioni tra società locali o alla Rwe italiana purché non siano ammucchiate per fare solo volume»

da Milano

Le fusioni tra utilities? La Rwe (il gruppo delle utilities tedesche) italiana? Gran bella idea, purché dietro ci siano piani industriali validi. Fare ammucchiate per il gusto di diventare grandi senza una strategia alle spalle potrebbe invece essere una perdita di tempo, se non peggio. Roberto Prioreschi, partner di Bain & Company e responsabile del settore energia e utilities, preferisce non seguire la moda e parla di «forsennata ricerca dell’aggregazione che nasce da motivazioni di mercato e politiche (ma non necessariamente di partito)».
«La multiutility se non guarda al business commette errori giganteschi - afferma - nell’energia la dimensione è un fattore critico non tanto sul lato della fornitura di materia prima (il gas, ndr), quanto su quello della gestione commerciale della clientela che ha costi elevati nella fascia residenziale e del microbusiness. Avere una gestione del cliente allineata ai grandi operatori è strategico, ma non più sostenibile da un piccolo operatore».
Ma allora le grandi aggregazioni hanno un senso...
«Diciamo che una grande realtà è anche più collocabile in Borsa, abbinata al fatto che il collegamento con il territorio che hanno le Aem è un elemento determinante, soprattutto nell’elettricità. Il ciclo idrico risente invece di una legislazione vecchia, mentre le Regioni stanno definendo una pluralità di norme. Le due aziende che si muovono bene su acque e ambiente sono Hera e Asm, mentre Acea è come se fosse una doppia società: acqua e elettricità».
Il governo spinge per una Rwe italiana...
«C’è stata una prima fase, tra il ’95 e il 2000 caratterizzata da diversi tentativi naufragati. Poi fino al 2005 ci sono stati accordi locali e regionali. Oggi stiamo assistendo a intese sovra-regionali: Torino-Genova, Trieste-Padova. Il tassello fondamentale è industriale: ci vuole un progetto, non basta la scatola finanziaria, che è un giochino che porta a far cassa, ma non a una massa critica. Solo chi è lungimirante nella logica industriale riesce a affrontare bene i temi societari, organizzativi e di governance. Diversamente, invece del modello Rwe, alla fine avremo una miriade di aziende di fatto divise tra loro. Rwe è possibile solo se c’è un progetto».
Per esempio?
«Se Hera si aggregasse con un soggetto forte nell’elettricità colmerebbe un “gap” e diventerebbe più interessante, anche se ha già una presenza nella produzione.

Vedo anche un vantaggio da Aem-Asm: metterli insieme ha un senso industriale, diventerebbero il quarto grosso produttore italiano di energia».

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