Ciak si gira: com'è cambiata la Milano cinematografica

Ciak si gira: com'è cambiata la Milano cinematografica

«Ehi, ma quella non è piazza San Babila? E quello mi sembra proprio il cantiere di porta Garibaldi! Ma dai? In via Dante si girava in macchina? Ecco la mia vecchia strada…guarda che poco traffico, ma che anni erano? Sì, mi ricordo la fermata del tram lì all'angolo...». E così via, per la bellezza di oltre centotrenta scorci della Milano del passato che i giovani autori del libro Milano si gira! Gli scorci ritrovati del cinema di ieri (Gremese), scritto «a dieci mani» da Mauro D'Avino, Lorenzo Rumori, Simone Pasquali, Roberto Giani e Andrea Martinenghi, hanno pazientemente rintracciato e selezionato nelle vecchie pellicole (dagli anni Trenta agli Ottanta) e messo a confronto, fotogramma dopo fotogramma, con le stesse location come si presentano oggi. Il volume, appena presentato ai Frigoriferi Milanesi nell'ambito della rassegna Frigodiffusione (www.frigoriferimilanesi.it), è stato al centro di un dibattito con gli interventi di Luca Molinari, Maurizio Nichetti e Maurizio Porro, che hanno svelato il volto di una Milano più «cinegenica» che mai, protagonista, sfondo o semplice... comparsa d'eccezione dei lavori di De Sica, Visconti, Antonioni, Pasolini, Lizzani (che firma la prefazione del volume) e molti altri ancora. Ma non di soli «film d'arte» si parla: come dimenticare i polizieschi anni Settanta, girati in un capoluogo operaio, grigio, un po' rude e popolosissimo, o le commedie «disimpegnate» del decennio successivo, quando la «Milano da bere», patria dei cumenda, dei baùscia e dei paninari, era diventata l'ombelico indiscusso del «secondo boom» italiano? Tra i film più amati: il pionieristico Gli Uomini, che mascalzoni... (regia di Mario Camerini, 1932), le commedie neorealiste Miracolo a Milano (Vittorio De Sica, 1951) e Napoletani a Milano (Eduardo de Filippo, 1953), il celebre Rocco e i suoi fratelli (Luchino Visconti, 1960), il controverso Boccaccio 70, del 1962 (a Milano è ambientato l'episodio diretto da Monicelli), il poliziesco Banditi a Milano (Carlo Lizzani, 1968) e i più recenti e «leggeri» Mani di velluto (1979) e Il ragazzo di campagna (1984), di Castellano e Pipolo. Milano, si gira! prima che un semplice libro è un gioco col nostro passato, e dei più gustosi: si prende in mano il volume, lo si apre a caso o si consulta l'indice, diviso per zone, andando alla pagina desiderata. Ecco apparire due immagini: una è quella del set, opportunamente indicato con tanto di sintesi e curiosità sul film in questione, l'altra ritrae il medesimo luogo come si presenta oggi: una sorta di «com'era/com'è», di «prima/dopo» o, se preferite, di «come eravamo». Alcune zone, come viale Certosa, sono proprio cambiate, altre un po' meno, per altre ancora è quasi un «aguzzate la vista» a caccia delle più impercettibili differenze. Così, ad esempio, lo storico "Bar Magenta" diventa un improbabile «Bar Bretella», ma solo, beninteso, per esigenze di copione, mentre altri caffè, come quello di via Palmanova 8, sono addirittura scomparsi. Poi ci sono i set ricorrenti, come via San Marco, la torre Velasca, piazza Liberty.

Ma le curiosità sono infinite, e dove non bastano le immagini arrivano le ricostruzioni in 3D, i rendering, le note urbanistiche.

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