Massimiliano Scafi
da Roma
Poche parole, un paio di frasi appena: «Riconfermare Ciampi al Quirinale è unipotesi certamente possibile - dice Silvio Berlusconi -. Mi sembra però prematura, anche perché rischia di coinvolgere il capo dello Stato nelle discussioni e nelle polemiche politiche dalla quali invece la sua figura deve rimanere lontana». Poche parole quindi, misurate, soppesate e distillate in una breve dichiarazione, rilasciata al telefono da Arcore. Ma tanto basta al Cavaliere per raffreddare la proposta di Gianfranco Fini proprio mentre, a sorpresa, persino Umberto Bossi apre allidea di un Ciampi-bis: «Sogno un leghista al Quirinale, Ciampi comunque non è male».
Parlare adesso del Colle, secondo il premier, è dunque istituzionalmente scorretto e forse pure politicamente controproducente. Il ministro degli Esteri però insiste. Anzi, di un Carlo Azeglio II discute anche con Pier Ferdinando Casini, durante un lungo incontro a Montecitorio. E An «copre» il suo leader. «È sicuramente vero che questo non è il momento di aprire un dibattito sullargomento - dice ad esempio Ignazio La Russa -, Gianfranco del resto ha soltanto risposto a una domanda, non voleva aprire un confronto a 360 gradi. Ma per noi di Alleanza nazionale era giusto sottolineare il valore di questo presidente della Repubblica, che ha sempre difeso il concetto di interesse nazionale e che ha tenuto in alto i punti di riferimento dellitalianità e dellamor di patria». Questo comunque, aggiunge La Russa, non significa che ci sia una spaccatura tra Berlusconi e Fini: «Nessuna polemica. Al contrario, le loro visioni sono coincidenti».
Da Castelporziano Carlo Azeglio Ciampi segue questo dibattito con una punta di fastidio. Il «no comment» stavolta è più scarno del solito. Restare sul Colle? Se mai il capo dello Stato ha mandato messaggi, sono stati in direzione opposta perché voci e opinioni su una possibile riconferma creano in genere problemi e turbative allultima fase del mandato. Saranno sei mesi difficili e, a chi lo incontra, il presidente fa sapere di essere «concentrato sul lavoro» che lo attende. In queste settimane ha più volte invitato i partiti a occuparsi, da qui alle elezioni politiche, dei «problemi reali del Paese», con un occhio speciale alleconomia.
Certo, in questa gelida domenica romana, non gli sarà sfuggita la novità dellatteggiamento del Carroccio. Sabato Roberto Calderoli ha bocciato lipotesi di un secondo mandato con dei salaci riferimenti alletà di Ciampi, meritevole di «dedicarsi ai nipoti». Ora invece Umberto Bossi dichiara che non è una possibilità da scartare: «Non è che la Lega non lo vuole. Sette anni fa noi non lo votammo, stavolta vedremo, di solito si appoggia chi ha la possibilità di essere eletto, sperando che poi si ricordi di chi lo ha votato. Le cose vanno così». Però è presto: «Siamo ancora lontani dalla scelta del presidente della Repubblica. I nomi in lizza sono i soliti, da Berlusconi a Ciampi, ma è inutile farli adesso. Io sogno un leghista, comunque Ciampi non è male».
Difficile capire se le chiusure e le aperture odierne facciano parte di una strategia o di manovre tattiche. Se Marco Follini definisce la questione «un tema fuori stagione, come quando lanticiclone delle Azzorre arriva in inverno», il vicesegretario dellUdc ha paura «che adesso si apra un tormentone». Di certo la grande corsa è partita e anche a sinistra camminano sulle uova. Renzo Lusetti, Margherita, parla di «tentativi di tirarlo per la giacchetta». Piero Fassino invece considera il Ciampi-bis «uneventualità che va attentamente presa in considerazione».
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