«Se va bene, mangiamo il Panettone tradizionale a Pasqua. E intanto il dolce che la mamma di Manzoni mangiava a colazione con il caffè viene preparato con zucca edulcorata al posto del cedro candito e uova che arrivano dalla Cina già sgusciate e pastorizzate». Il cahier de doléance di Antonio Marinoni, presidente dei panificatori milanesi, dice chiaramente quanto sia complicata la battaglia per il riconoscimento comunitario di un prodotto tipico: nel caso, il simbolo della meneghinità, ricandidato alla Ue come Stg (Specialità tradizionale garantita) dopo lo stop come marchio Igp (Indicazione geografica protetta). Ma l'euroscetticismo talvolta aguzza l'ingegno: i burocrati di Bruxelles ci snobbano? Troviamo la soluzione in casa. In molti cominciano a pensarla così.
«Per valorizzare le eccellenze cittadine serve la Deco - afferma Paolo Massobrio, critico enogastronomico e animatore di Golosaria -. Ci vuole un logo comunale per poi costituire l'Albo, il censimento delle produzioni che danno identità al territorio. Si tratta di un'operazione di marketing culturale, in grado di innescare altre forme commerciali, che gli artigiani possono liberamente perseguire. L'esempio viene dall'iniziativa della Camera di Commercio per il panettone milanese tradizionale - fa notare -: ha fatto conoscere a tutti l'esistenza di un dolce di qualità, che adesso chiedono da ogni parte d'Italia. Si può cominciare da lì, ma poi si va oltre. Perché non fare la Deco per il risotto alla milanese?».
L'idea di una denominazione municipale non è nuova. L'intuizione fu di Luigi Veronelli e venne portata avanti dall'Anci. «Oggi circa 400 comuni hanno adottato questo marchio - aggiunge Massobrio -. Sono le differenze a fare la ricchezza di un territorio. E l'Italia è il Paese degli ottomila comuni. Inutile fare affidamento sulle sigle della Ue, che fa solo gli interessi delle grandi aziende. Basta dire che l'Igt permette i trucioli nel vino, ma non lo dice in etichetta: un'aberrazione».
La questione Deco riscuote favori nella Giunta Moratti. «C'è una grossa attenzione al progetto e la mia adesione è totale - conferma Massimiliano Orsatti, assessore al Marketing territoriale e identità del Comune di Milano -. Il marchio del Comune dovrà diventare un certificato di qualità. Stiamo mettendo insieme tutta una serie di informazioni e suggerimenti che ci vengono dalle associazioni dei commercianti e dalla Camera di Commercio. Contiamo di definire il percorso il prossimo anno. Milano ha il privilegio e l'onere di essere sempre sotto i riflettori, pertanto vogliamo stabilire un criterio che non generi polemiche».
Sul contenuto precisa: «La Deco, di cui si sta discutendo anche a livello governativo, deve avere in qualche modo una valenza nazionale e internazionale. L'idea è di allargare il concetto delle tipicità, collegandosi alle botteghe storiche. Dobbiamo valorizzare anche le attività artigiane, non solo i prodotti. Penso, per esempio, alle sartorie, che sono unimportante filiera della moda, anche se non godono delle luci della ribalta».
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