«Il ciclismo si vuole male ma l’Italia lo salverà»

Teme che il ciclismo finisca fuoristrada, lui che in sella alla sua bicicletta si esaltava come pochi sulle pietre aguzze e perfide della Roubaix o i «muri» del Fiandre. Ama la velocità, le macchine e le moto, Franco Ballerini: un passato da corridore equilibrista e un presente da ct della Nazionale che dell’equilibrio fa la propria forza.
«Per me il ciclismo è sempre stato una sfida off-limits – dice il ct che ha portato al titolo mondiale sia Mario Cipollini, che Paolo Bettini per due volte, e con il quale ha vinto anche l’oro di Atene -. La Roubaix mi ha sempre attratto ed esaltato. I “muri” del Fiandre, invece, mi hanno respinto almeno in un paio di occasioni (quarto nel ’94 e terzo nel ’97, ndr), soprattutto nel ’93, quando andavo fortissimo. Le sfide al limite del possibile erano per me un richiamo, ma oggi è il ciclismo a preoccuparmi: siamo ai volteggi senza rete e temo che alla fine qualcuno si faccia molto male».
In che senso, ci spieghi...
«Ormai sono più di tre anni che l’Uci, il governo mondiale della bicicletta, sta litigando con i grandi organizzatori, quelli di Giro, Tour e Vuelta. I motivi scatenanti sono di carattere economico. Inizialmente l’Uci con l’ideazione del circuito Pro Tour, voleva mettere le mani sui diritti storici e televisivi di queste tre corse, per poter poi rivendere tutto in un sol colpo alle tivù del mondo. Logica la presa di posizione degli organizzatori. Da qui però una serie infinita di colpi bassi. Io faccio un dispetto a te e tu lo fai a me e via di questo passo. In mezzo, corridori, squadre e Federazioni nazionali».
Parliamo un po’ di ciclismo: ce la facciamo?
«Proviamo...».
Che stagione sarà?
«Se si correrà regolarmente, se non ci saranno sorprese, io penso che per noi italiani sarà una stagione buonissima. Disponiamo di ottimi atleti: Bettini, il campione del mondo, lo conoscete tutti. Ha grandi ambizioni, e noi con lui. Classiche, Mondiale di Varese, Olimpiade, tanti i traguardi appetibili ma non solo per lui. In Italia ci sono infatti corridori di grande livello come Di Luca, Cunego, Rebellin, Ballan, Pozzato e Visconti. Poi velocisti del calibro di Petacchi, Bennati, Chicchi, Loddo e Napolitano e tanti giovani di buone speranze, come il tricolore Visconti, Riccò e Nibali, pronti a fare il salto di qualità. Insomma, non siamo messi niente male. Domani si corre il Fiandre e noi possiamo disporre di Alessandro Ballan (vincitore nel 2007, ndr) e Filippo Pozzato: stanno bene, e se la giocheranno. Ma occhio anche a Gasparotto e Quinziato».
Suo figlio Gianmarco, più che fuoristrada ne ha scelta una tutta diversa...
«Nel senso che ha preferito lasciare la bicicletta in garage e ha puntato tutto sul calcio. Gianmarco ha grande passione. Gioca nel Margine Coperta, società satellite dell’Atalanta. Per il momento, visti i suoi 14 anni, è ancora un gioco, ma dal prossimo anno comincerà molto probabilmente a fare tutto più seriamente, tanto è vero che si trasferirà a Bergamo: entra nel vivaio dell’Atalanta».
Lei ama il calcio?
«Io adoro tutto lo sport: non mi perdo quasi nulla. Io, mia moglie Sabrina e Gianmarco siamo tutti e tre interisti. Matteo, il più piccolo (otto anni, ndr), è milanista. Dopo il ciclismo la mia passione? I motori. Adoro le Harley Davidson. Ho una “road king”, tutta elaborata. Poi l’altra mia passione sono i rally. Questo inverno ho coronato il mio sogno correndo come navigatore il rally di Monza».
In quell’occasione c’era anche Valentino Rossi...
«Lui è bravissimo. È un drago anche al volante e poi è di una simpatia unica.

Voi non sapete quanti personaggi dei motori seguono e praticano il ciclismo: tantissimi. Valentino segue, ma non corre. Bayliss, per fare un nome di grido, ma anche un po’ Max Biaggi, corrono e praticano il nostro sport. Tutti vogliono bene al ciclismo: meno il ciclismo».

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