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"Sotto l’albero voglio trovare Sanremo, Roubaix e i 3 Giri in un anno"

Il fenomeno sloveno Tadej Pogacar festeggia in famiglia: "E domani mi regalo un giro in bicicletta"

"Sotto l’albero voglio trovare Sanremo, Roubaix e i 3 Giri in un anno"

I suoi avversari si devono generalmente accontentare di ingollare febbrilmente quantità industriali di caramelle gommose al termine di ogni corsa. Lui, Tadej Pogacar, che è altrettanto goloso, evita i famosi orsacchiotti carichi di carboidrati e si accontenta di vincere: a ripetizione. Il collezionista è pronto a riprendere la raccolta. Dopo quattro settimane di risposo assoluto, il numero uno al mondo, per il secondo anno consecutivo campione del mondo, ha ripreso a pedalare con la solita determinazione, il solito appetito, sperando di banchettare a quattro palmenti come accaduto quest'anno: tre monumenti (Fiandre, Liegi e Lombardia), secondo mondiale e europeo, quarto Tour de France. Scusate se è poco. Lo incontriamo in occasione della festa dei suoi agenti, i fratelli Alex e Johnny Carera, e alla vigilia di un Natale che trascorrerà come sua abitudine con la compagna Urka in Slovenia, assieme ai parenti. «Ci vediamo così poco, che il Natale è una delle poche occasioni per poter stare un po' insieme e rivederci tutti», confida.

Si aspettava una stagione così feconda?

«Ogni anno incomincio con lo stesso interrogativo: saprò migliorarmi? La sorpresa, anche per me, è riuscirci. Ma questo è frutto di lavoro e applicazione, ricerca della perfezione. La mia ossessione è quella del miglioramento. Quest'anno è stato semplicemente indescrivibile. Tutto è andato più o meno alla perfezione».

Per un collezionista come lei, mancano sempre la Sanremo e la Roubaix.

«Saranno i miei obiettivi di primavera. La Sanremo l'ho già disputata cinque volte, quattro volte nei primi quattro, due nei primi tre. Per me è un grandissimo stimolo. La Roubaix l'ho corsa quest'anno per la prima volta e sono arrivato 2°, voglio colmare anche questo gap».

Anche Pogacar, quindi, ha punti deboli

«Anch'io fatico, come tutti i miei colleghi. Fortunatamente, per ora, sto raccogliendo più soddisfazioni che delusioni».

Il sogno dei sogni.

«Continuare a divertirmi e correre per vincere in una sola stagione tutti e tre i Grandi Giri. Fare in una stagione tutte le cinque classiche Monumento è più facile. Forse un giorno ci proverò, mai dire mai».

È consapevole di aver cambiato il ciclismo?

«Sono consapevole di vivere la mia realtà con un gruppo di ragazzi eccezionali. Siamo una generazione di corridori pazzeschi. Il merito è di tutti, anche di chi ci segue, visto che sono cambiati i materiali, l'alimentazione... Noi ci abbiamo messo la sfrontatezza. Non abbiamo paura di osare, di perdere, per questo vinciamo».

Lei di più.

«Per ora. Come amo dire: vinco fin quando mi è possibile. Quella ottenuta, potrebbe essere l'ultima. Quindi, avanti senza fare calcoli, non voglio rimpianti».

Al Tour ha parlato anche di un domani senza bicicletta che potrebbe essere molto più vicino del previsto.

«Il Tour è logorante e quest'anno è stato durissimo. Probabilmente mi hanno preso in un brutto momento. In ogni caso, potrei ritirarmi in qualsiasi momento ed essere comunque felice».

Ha perso la Roubaix, ha perso la Sanremo, ha perso la crono mondiale da Evenepoel e poi dominato la prova in linea.

«Venivo da una forma influenzale. Ho dovuto accelerare e sono arrivato alla prova a crono non al top. Il mio vero obiettivo era comunque riconfermarmi campione del mondo nella prova in linea. Quella sconfitta era preventivabile, non mi ha abbattuto».

Di questo 2025 che cosa le resta?

«Forse l'esordio alla Roubaix».

Una corsa nella quale è stato battuto da Van der Poel?

«Sì, ma è stata spettacolare, bellissima, durissima e incredibile».

Il suo segreto?

«No ho segreti, solo una grande passione. Mi piace correre e vincere. E poi ho Urska, la mia compagna: senza di lei sarebbe stato tutto molto più difficile».

Si sente il campione della gente?

«Sì e mi piace un sacco. Adoro stare con i bambini e renderli felici, donare loro un cappellino, una borraccia, un selfi o un autografo. È bello sentire l'affetto sulle strade di Francia e Spagna, soprattutto da voi in Italia: che bello passare tra due ali di folla che grida il tuo nome. Al Lombardia è stato qualcosa di eccitante».

Cento e otto vittorie in carriera, quattro Tour, un Giro, cinque Lombardia, tre Liegi, due Fiandre: come si fa a ripartire con appetito.

«Ogni nuova stagione è sempre l'occasione giusta per scoprire qualcosa in più di se stessi sia come corridore che come persona».

Nel suo team, la Uae Team Emirates Xrg, c'è già un ragazzino che scalpita: è il suo erede.

«Se si riferisce a Isaac (Del Toro, corridore messicano, 19 vittorie nel 2025, ndr), sì, è un talento. È un grande compagno di squadra, ma soprattutto un amico. Sono felice di averlo al mio fianco, ma anche di poterlo aiutare portandogli un po' della mia esperienza».

Peccato per il 2° posto al Giro, quando sembrava pronto per la festa

«Errori di gioventù».

Ma lei davvero vorrebbe che il Giro si tenesse tra agosto e settembre, al posto della Vuelta?

«Per me sarebbe l'ideale: correrei più facilmente la Vuelta e tornerei con più facilità al Giro».

Ecco, quando tornerà?

«Sulle vostre strade sento di essere amato. Correrò sicuramente la Strade Bianche e la Sanremo poi c'è pur sempre il Lombardia. Il Giro? Ci tornerò, sicuro».

È Natale, cosa vuole sotto l'albero?

«Salute e più pace nel mondo».

Cosa si regalerà?

«Il giorno di Natale un giro in bicicletta con Urka: domani è uno dei momenti più belli dell'anno. Nel silenzio delle nostre campagne, in compagnia di noi stessi. In compagnia di tutto».

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