Ciclone Sgarbi: «Se perdiamo voto da annullare»

RomaPrima la battaglia legale: «Oggi presenteremo al Tar il ricorso contro la decisione della Regione di non differire la data delle elezioni». Poi la battaglia politica, anche se il suo risultato, secondo Vittorio Sgarbi, è scontato. «Vincerà la Polverini, ne sono sicuro. E i voti in libera uscita dal Pdl andranno a noi. Renata infatti prenderà quelli di Fini, Storace quelli di Storace e io quelli di Berlusconi».
Infatti Sgarbi ha già preparato la sua lista della spesa. «Ci aspettiamo almeno il dodici per cento dei consensi e con questa percentuale si possono ottenere tre assessorati». Bisognerà vedere cosa ne pensa la Polverini, che per il momento ride e fa spallucce. «Vuol tre posti in giunta? Addirittura?».
E poi, quali assessorati? «Cultura, turismo e riforme - risponde Sgarbi -. A me naturalmente la Cultura. Proporrò di tenere la prima riunione di giunta a Ninfa. Intanto abbiamo visitato Isola Liri, che è un posto meraviglioso rovinato da dei delinquenti che andrebbero arrestati. E poi chiederò alla Polverini, come suo primo atto di governo, di cambiare la legge regionale e di porre fine a questo scempio delle firme».
Intanto c’è da affrontare il tribunale amministrativo, dove, dopo la riammissione della sua lista, Sgarbi ritiene di avere molte carte da giocare. «La Regione prima dice non voler applicare il decreto del governo, poi sostiene che la sua applicazione è preferibile. Questa la formula che ha portato al rigetto della nostra richiesta e che mi sembra addirittura la base per il nostro ricorso». La Rete Liberal vuole anche venti milioni di euro di danni: «Saremo costretti a fare campagna elettorale in sei giorni - dice il portavoce di Rl Roberto Amiconi -. E se i prefetti di Roma e Latina non affiggono subito i manifesti, si aggiunge un altro motivo di ricorso. È molto grave che finora il rigetto non ci sia stato ancora notificato. Vorrà dire il documento che lo andremo a prendere da soli e poi presenterò subito il ricorso al Tar».
E a questo punto che succederà? «È molto semplice - spiega Sgarbi - . Se il tribunale ci dà ragione, nel Lazio si andrà a votare l’undici aprile. Se invece non ci dà ragione, allora andremo a votare il 28 e il 29 e si aprono due strade. Se vinciamo, si impone la pax. Se perdiamo, la conseguenza naturale sarà la richiesta di annullamento delle elezioni perché il danno che ci ha provocato la Regione si sarà dimostrato mortale». Cioè: «Si proverebbe che il nostro tempo a disposizione per la campagna elettorale non è stato sufficiente. Significherebbe che siamo stati sconfitti a casa della mancanza della par condicio». Un ragionamento che non vale in caso contrario: «E be’, vorrebbe dire che invece la campagna è stata sufficiente. Del resto solo un pazzo chiederebbe di annullare le elezioni che ha vinto».
Una strategia piuttosto chiara, annunciata prima durante una conferenza stampa e poi messa ufficialmente nero su bianco in una nota diffusa dalla Rete Liberal. «Appare inaudito e autolesionistico - si legge - che il vicepresidente della Regione Lazio Esterino Montino, dopo aver riconosciuto incostituzionale la decretazione “salva liste” del governo, la applichi poi opportunisticamente per ostacolare il rinvio delle elezioni, ignorando o fingendo di ignorare che il decreto non è ancora stato convertito in legge.

È evidente che qualora il Parlamento dovesse condividere la legittimità delle osservazioni della Regione Lazio, non sarebbe convertito, restituendo così piena efficienza alla legge regionale che impone la stampa del manifesto con le liste dei candidati ed i relativi contrassegni, secondo l’ordine risultante dal sorteggio, ed all’invio di esso ai sindaci dei comuni della provincia, i quali ne curano l’affissione all’albo pretorio ed in altri luoghi pubblici entro il quindicesimo giorno antecedente quello della votazione, come non è avvenuto». Conclusione: se il Parlamento non convertirà il contestato dl salvaliste, «le Regionali del Lazio verrebbero annullate».

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