Cico torna a casa da «eroe»

Cico torna a casa da «eroe»

È l'unico italiano a avere vinto due America's cup. Francesco «Cico» Rapetti a 43 anni è diventato un mito della vela italiana. Non soltanto per i vecchi lupi di mare, ma soprattutto per migliaia di giovani appassionati di venti e di scafi. Ma a vederlo così, appena sbarca sul molo di Santa Margherita Ligure, sua città natale, lo si scambierebbe per un qualsiasi diportista. Tranne che per la maglietta attillata con i colori di Alinghi che porta fiero accanto al suo armatore Ernesto Albertelli.
I capelli rasati quasi a zero. Un filo di barba lasciata così da almeno un paio di giorni. Due spalle grandi da body builder. Gli occhi profondi di chi di mare e di barche la sa lunga. Scarpe blu da ginnastica-vela, niente calzini, pantaloncini corti scuri multitasche, un orologione come quelli dei sub.
Un telefonino sempre in mano per parlare con amici e colleghi e indicare a alcuni le strade giuste per arrivare fino a Santa Margherita, agli altri fino ai cantieri genovesi di Alberto Amico dove è ospitato il super scafo Alinghi. Intorno, in prima fila, il «suo» sindaco Roberto De Marchi e l'ex presidente del senato Carlo Scognamiglio che ha casa a Paraggi ed è un grande appassionato di vela. Poi una schiera numerosa di ragazzini. Chi gli chiede l'autografo. Chi vuole fare una fotografia insieme.
Tutti a dare il benvenuto all’eroe «Cico» e al team di Alinghi nel Tigullio. Una riunione quasi di famiglia, quella di ieri sera, nel prestigioso circolo velico sammargheritese.
«È un bel ritorno a casa - spiega raggiante Rapetti - sono quasi imbarazzato dall'accoglienza del mio sindaco e della città. Sono sempre stato legato a Santa Margherita, dove sono nato e dove mi sto costruendo una casetta in campagna, sopra il centro. È qui che ho cominciato la gavetta da velista, anche se gli studi li ho fatti a Milano. I ricordi sono molto forti e quando regatto in mare porto sempre con me l'affascinante dipinto del mare del Tigullio dove ho imparato un sacco di cose».
«Come giustamente ricordava prima Bertarelli - continua Rapetti - durante i periodi di vento fiacco in mare. In attesa che si alzi la brezza in barca si parla di noi e delle nostre storie. Si racconta. Ci si confida. Con i miei fratelli, l'armatore per primo, del team Alinghi ci siamo detti tutto. E nelle mie storie veniva sempre fuori Santa Margherita. Dalle ragazzate sul lungomare alle pizzerie del centro alle prime ragazze e uscite, pochine per la verità, nelle mitiche discoteche del Tigullio».
«Sono stato molto fortunato - aggiunge con un sospiro il ragazzone di Santa Margherita - e adesso, però, continuo ancora a stupirmi dei nostri risultati nelle gare veliche. Roba a livello internazionale. Non l'avrei mai detto. Però la gavetta è stata dura. Ho lavorato su quasi ogni tipo di barche. Da ragazzo facevo un pochino di tutto. Quando serviva andavo a bordo e venivo pagato a giornata. Poi il salto di qualità a 22 anni con il Moro di Venezia. La notorietà, ma anche l'esperienza di quelli più anziani che mi hanno insegnato molto. La serietà, l'impegno, l'autocontrollo a non lasciarsi distrarre da altre cose e puntare tutto sulla propria attività sportiva professionale.

A 32 anni il contratto con Prada e poi, da 9 anni, il matrimonio sportivo con Alinghi e Bertarelli. Un armatore forte e signore come lo è lo scafo che stiamo provando in questi giorni nel mare antistante Genova. Alla prossima America's cup partecipiamo per vincere».

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