Aveva perso la vista quarantanni fa in fabbrica, per un maledetto schizzo di acido. Aveva solo 23 anni Pietro quando è diventato cieco, ma non si è mai arreso. Ha cambiato lavoro diventando telefonista, si è fatto una famiglia con la ragazza di sempre, ha avuto una figlia. Una vita trascorsa al buio, fino alla pensione. Poi lincontro. Due anni fa, questo signore calabrese è arrivato a Genova dove è stato operato dalléquipe del professor Carlo Enrico Traverso. Quando è uscito dalla Clinica Oculistica ha preso il treno ed è tornato a casa, a guardare il viso della figlia di trentanni per la prima volta. «Non è un miracolo, è la tecnica medica che ci consente di effettuare questi interventi con successo - spiega il professor Traverso - E questo paziente non è stato nemmeno il primo che abbiamo operato, ce ne sono stati altri prima di lui. Di certo è quello che umanamente colpisce di più perché ricominciare a vedere dopo 40 anni di cecità non è un fatto comune». Lintervento si chiama «cheratoprotesi» e consiste nellimpianto di una cornea sintetica. I candidati ideali per questa operazione sono persone che hanno una cecità totale e sui quali altre tecniche, come il trapianto di cornee, non sono applicabili.
La Clinica Oculistica di Genova è stato il primo centro in Italia ad eseguirlo ed oggi è ancora allavanguardia (nel nostro Paese ce nè soltanto un altro che si è aggiunto con il tempo e opera solo gli adulti). Pietro e la sua famiglia saranno a Genova venerdì prossimo, come testimonial per lincontro che si svolgerà nel Palazzo della Borsa di Genova alla presenza di figure di spicco nel campo dellOftalmologia europea. Loccasione sono le celebrazioni per il 150° anniversario della fondazione della Clinica Oculistica Universitaria di Genova, e i dieci anni delle scomparsa del professor Mario Zingirian, del quale Carlo Enrico Traverso è stato uno dei più brillanti allievi, portando avanti quella medicina dal volto umano, quellattenzione alla persona oltre che alla patologia, che hanno reso la Clinica Oculistica genovese un centro di avanguardia noto in tutta Italia. «Conobbi il signor Pietro alcuni anni fa quando ci chiamò perché aveva saputo che conducevamo studi con le cellule staminali per ricostruire i tessuti danneggiati dellocchio - racconta il direttore della Clinica - ma i suoi occhi erano molto rovinati dallincidente e non potemmo fare nulla». Intanto la ricerca andava avanti e a un certo punto la Clinica mette a punto limpianto di cornee sintetiche. Così Pietro, diventato cieco quando ancora la tv era in bianco e nero, ricomincia a guardare la vita a colori, anzi in technicolor.
«Ci è sembrato il modo migliore di festeggiare i 150 anni della Clinica Oculistica Universitaria, anche per far comprendere alle persone che la ricerca in campo medico non è qualcosa di astratto, ma cambia la vita della gente, la migliora, regala nuove possibilità», dice il professor Traverso, impegnato tra un congresso allestero e lattività a pieno ritmo della clinica.
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