Stile

«Dalla Cina agli Usa Così il made in Italy vola con Dondup»

Lucia Serlenga

Ultime notizie dal pianeta Dondup, la fashion house italiana controllata dal 2015 dal fondo internazionale di Private Equity L Catterton: il fatturato 2017 è di 56,5 milioni di euro e l'accelerazione del processo di sviluppo internazionale e digitale è sempre più veloce. Una fase della nuova vita di Dondup impegnativa e stimolante. Dalla denim coulture al contemporary ready-to-wear visto come territorio di sperimentazione dove prendono il volo le collezioni uomo, donna e bambino. Il presidente Matteo Marzotto è arrivato recentemente alla guida di Dondup: «La maison è riuscita a costruire uno stile speciale in una quindicina d'anni grazie alla qualità dei suoi prodotti realizzati in Italia. Da qui sono partito chiedendomi come ottenere la stessa affermazione all'estero».

Quali le prime tappe?

«Il primo viaggio è stato nei Paesi del Far East, dalla Cina alla Korea vi è grande attrazione verso i valori di Dondup: i contenuti, la manifattura, i prezzi intelligenti. E nell'ottica di conquistare nuovi mercati abbiamo cambiato i calendari delle uscite e delle consegne anticipandole di molte settimane rispetto a quelle dell'Italia».

Come è cambiato l'export?

«Al mio arrivo si esportava il 15% verso Germania e Scandinavia. Oggi siamo al 30% e abbiamo iniziato a seminare in Asia, Cina e Giappone, intessuto rapporti interessanti con alcuni grandi clienti in Francia, iniziato a mettere un piede negli Stati Uniti attraverso un distributore».

La sua speciale attitudine?

«Ho sempre applicato il massimo dell'umiltà convinto che se vuoi giocare in serie A devi organizzarti e sapendo che per questo ci vuole grande impegno quotidiano».

Uomo, donna, bambino: il settore più difficile?

Le collezioni uomo sono per noi solide. Fra i capi da donna spiccano il pantalone e il denim. Ora abbiamo investito anche nel total look. Crediamo nel potenziale della linea bambino che dall'estate 2019 gestiremo direttamente tranne che per la produzione affidata a Gimel».

In questi giorni siete anche a Parigi.

«Dopo la presentazione dell'uomo alla Milano Fashion Week, abbiamo portato nella nostra showroom di Rue de Braque nel Marais, sia la collezione uomo sia la cruise donna. Obiettivo: dialogare con quei clienti che nel loro soggiorno parigino hanno più tempo da dedicare all'analisi delle nuove proposte.

Altri investimenti?

«Ci siamo preoccupati soprattutto delle risorse creative all'interno dell'azienda.

Ho trovato persone fantastiche convinto come sono che oggi la moda debba nascere da un team».

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