Politica

Cina, la politica del figlio unico adesso vale anche per i cani

Sono troppi anche gli animali: la legge fissa un tetto per ogni nucleo familiare

Manila Alfano

È ufficiale: in Cina cani e bambini sono un problema. Dopo la politica del figlio unico le autorità di Pechino hanno deciso di imporre la regola di un solo cane per nucleo familiare. La nuova legge «un cane a famiglia», entrata in vigore due giorni fa, ha regole ben precise: «Chiunque possegga più di un cane sarà perseguito penalmente». Il decreto invita anche ad essere «buoni educatori delle loro bestiole domestiche per creare una società armoniosa con cani di razza civilizzati».
È la «civiltà armoniosa» che prende forma, quella tanto cara al presidente Hu Jintao che usa quest'immagine per parlare al proprio popolo nella campagna per estendere a tutti i livelli della società i risultati positivi della grande crescita economica del gigante asiatico. Un gigante che però per sopravvivere deve sempre scegliere la solitudine. Una società che si è ormai abituata a famiglie ristrette, che da tempo hanno rinunciato al sogno della famiglia tradizionale: bimbi e anziani seduti intorno a una grande tavola.
Lo slogan «un cane per famiglia» rievoca infatti il motto degli anni settanta che imponeva «un figlio per famiglia»: una legge destinata a contenere la crescita demografica del Paese e a combattere la povertà, il sottosviluppo e l'analfabetismo; in altri termini a creare le condizioni per la modernizzazione della Cina. Una misura che aveva avuto però un costo umano altissimo, in termini di milioni di aborti ed anche - come hanno denunciato molte organizzazioni umanitarie - di assassini di neonati, per lo più femmine, considerate meno utili per le famiglie di contadini. Fu una legge accolta dolorosamente dalla popolazione cinese che invece, a quanto riferisce l’agenzia di Stato Xinhua, si mostra piuttosto favorevole al contenimento dei cani domestici.
I cani registrati solo nella capitale sono 550mila, ma le associazioni di animali stimano che ci siano almeno altri 450mila bestiole, pari circa ad un cane per abitante. La nuova normativa, che riguarda la capitale cinese, ha come obiettivo quello di debellare la rabbia canina che era divenuta una vera emergenza sanitaria nei mesi scorsi.
Solo nell'ultimo anno ci sono stati il 30 per cento in più di casi di cani con la rabbia. In agosto, migliaia di cani randagi erano stati uccisi: ma ciò non era stato sufficiente a debellare il contagio, tanto che a settembre 318 cittadini della metropoli sono morti a causa della rabbia canina. Solo il 3 per cento della popolazione canina cinese è vaccinata. Per un controllo maggiore, la polizia cinese ha fatto sapere che i cani dovranno essere tutti rigorosamente registrati e il costo sarà di circa 50 euro. «saranno vietati - spiega il decreto - i cani feroci e quelli troppo grossi».
Sono stati distribuiti fogli illustrativi, con tanto di fotografia e descrizione in cui si spiega quale tipo di razza è permesso tenere e quale no. Non più di sette chili di peso e non più di 35 centimetri di lunghezza.

Una questione di sicurezza prima di tutto e in fondo anche di spazio.

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