Si parla tanto dei presunti passi avanti del regime cinese verso la democratizzazione, ma con allarmante frequenza si verificano episodi incaricati di ricordarci come funziona un regime comunista. L'ultimo è accaduto sabato scorso. Un professore universitario di 75 anni è stato pestato a sangue dalla polizia cinese dopo aver reso omaggio a Zhao Ziyang, il defunto leader riformista del Partito Comunista Cinese.
L'episodio, denunciato dalla stessa vittima, il professore in pensione Sun Wenguang, si è verificato a Jinan, nella Cina orientale, nel giorno in cui in Cina si è celebrata la festa dei morti. Sun, lui stesso un riformista che ha passato sette anni in galera, rende tutti gli anni omaggio a Zhao, che quando era segretario generale del Pcc, nel 1989, simpatizzò apertamente con gli studenti che reclamavano la democrazia.
Questa volta, ha raccontato il professore, una ventina di poliziotti hanno cercato di impedirgli di recarsi al Parco dei Martiri, dove voleva presentare il suo omaggio a Zhao. In seguito, il professor Sun è riuscito ad eludere la guardia degli agenti e a recarsi nel parco con un taxi. Dopo essere entrato nel parco è stato aggredito da cinque «energumeni», che l'hanno colpito con pugni e calci rompendogli tre costole.
Il professor Sun afferma inoltre di aver un forte dolore alla milza e di non potersi muovere dal suo letto.
«Stiamo vivendo un anno estremamente delicato, quindi le cose che potevamo fare in privato negli anni scorsi, quest'anno non possiamo farle», ha commentato il professore facendo riferimento al ventesimo anniversario del massacro di piazza Tiananmen del 1989, nel quale centinaia di persone (le cifre sono incerte, c'è chi dice tremila) furono uccise dai militari cinesi intervenuti su ordine dei vertici del partito comunista per mettere fine alle proteste degli studenti che chiedevano libertà.
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