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La Cina su due ruote alla conquista di Milano

Il presidente Minoli: «Molti i pretendenti all’acquisto, vogliamo che la società resti bandiera del made in Italy»

La Cina su due ruote alla conquista di Milano

Valerio Boni

da Rho (Milano)

Quando alle 10 di ieri i cancelli elettronici del nuovo quartiere fieristico di Rho, alle porte di Milano, hanno iniziato ad aprirsi, non tutti i 1.560 espositori dell’Esposizione internazionale del motociclo avevano ultimato l’allestimento degli stand. Anche in una fiera all’insegna della tecnologia, come quella milanese, c’è sempre qualcuno che finisce di avvitare qualche pannello quando il tempo è ormai scaduto. Ma non tutto quel che poteva apparire provvisorio era realmente tale, poiché in molti stand i teli colorati celavano alcune delle novità più importanti. Segno che la rivoluzione che ha interessato questa manifestazione non ha tolto interesse. Per la 63ª edizione, infatti, quello che fino a due anni fa era noto a molti come «Salone del ciclo e motociclo di Milano» ha perso la cadenza biennale per acquisire quella annuale, si è trasferito da Milano a Rho, si è separato dall’esposizione di due ruote a pedali ed è stato spostato temporalmente da settembre a novembre, perdendo il ruolo di primo appuntamento stagionale.
Milano ha comunque vinto la sfida, e non solo perché è il più esteso Salone mai dedicato alle moto. Nei sette padiglioni sono presenti tutti i più grandi costruttori, e la maggior parte di loro ha scelto di riservare qualche sorpresa. Così, nonostante i giapponesi avessero già svelato le gamme per il 2006, c’è stato lo spazio per qualche novità, come lo scooter Burgman 400, che Suzuki ha giustamente scelto di mostrare nel Paese che più di qualunque altro apprezza questo genere di veicoli.
La maggior parte di novità è tuttavia marcata Europa, e Italia in particolare. Una particolarità che non deve assolutamente far pensare a una sagra paesana, come dimostrato dall’interesse mostrato dagli addetti ai lavori provenienti da tutto il mondo. Vedere la turistica Moto Guzzi Norge 1200, la concept bike Ducati Hypermotard o la sportiva Aprilia Rsv 1000 non è mai stata un’impresa semplice, ed è prevedibile che non lo sarà neppure dal 17 al 20, quando l’esposizione aprirà i battenti al pubblico. Trovare una vera regina di questa edizione è impossibile, le proposte sono tante e per tutte le tasche. Ci sono le giapponesi ad alte prestazioni, con cilindrate da 600 a 1.400, che rappresentano le soluzioni più economiche per provare l'ebbrezza di viaggiare velocemente, anche oltre i 300 orari. Bmw risponde con tre nuovi modelli, la F800 St, una sportiva da viaggio che per la prima volta ha un motore bicilindrico in linea, la grintosa boxer R1200 S e la granturismo a quattro cilindri K1200 GT. Tra gli scooter, oltre al Burgman di Suzuki ci sono i Peugeot a ruote alte e basse, con motori per tutti i gusti, compresi il potente 500 e il particolare 125 sovralimentato, con compressore, per avere le stesse prestazioni di un 250. Novità arrivano anche da Aprilia, con il rinnovato Scarabeo 500, dall’italo-spagnola Derbi con il curioso Rambla da 50 e 125 cc, e dalle taiwanesi Kymco e Sym. Queste ultime, fino a oggi apprezzate per i prezzi molto interessanti, potrebbero rientrare nella media, visto che a Rho c’è un padiglione quasi interamente occupato da decine di costruttori cinesi, che non mancano di sorprendere per le politiche di prezzo che definire aggressive è forse riduttivo: la Zhongyu, per esempio, propone uno scooter 150 al prezzo di 480 dollari americani, circa 410 euro.
Nonostante l’attacco da più parti, il «made in Italy» sembra tenere, come dimostrato dalla presenza di molti marchi che tornano dal passato, da Moto Morini, che lancia la 91/2, a Bimota o Benelli, che si ripresentano dopo le pesanti crisi, o ancora Fantic Motor, specializzata oggi come negli anni Settanta in moto da fuoristrada da competizione. Ma i nostri prodotti continuano a essere il riferimento anche in altri settori, a cominciare da quello dei caschi. In tema di stile sono da segnalare le proposte di Vemar, che ha concluso un rapporto di collaborazione con Enrico Coveri, e MomoDesign.

Mentre Nolan ha puntato sulla comunicazione, mettendo a punto un sistema modulare, via cavo o bluetooth, per dialogare con il telefono cellulare o con chi siede sulla parte posteriore della sella.

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