«A Cinecittà il terzo polo del cinema»

VeneziaArrivano i primi frutti. La presenza di Cinecittà Luce alla Mostra di Venezia è imponente con sette film oltre a un’accogliente spazio di promozione del cinema italiano all’Excelsior. Si va dal musicale Passione di John Turturro a Into Paradiso di Paola Randi, da Malavoglia di Pasquale Scimeca ai doc Ma che Storia... di Gianfranco Pannone, Fughe e approdi di Giovanna Taviani e Dante Ferretti di Gianfranco Giagni. Per finire con 20 Sigarette di Aureliano Amadei sulla strage di Nassirya, appena uscito in sala, che ieri ha vinto la sezione Controcampo Italiano insieme alla menzione speciale per il protagonista Vinico Marchioni consegnata dal presidente della giuria Valerio Mastandrea. «È un film che qui a Venezia ha fatto innamorare il pubblico e come opera prima rispecchia pienamente la nostra missione», spiega Luciano Sovena amministratore delegato di Cinecittà Luce, la società pubblica presieduta da Roberto Cicutto nata dalla fusione di Cinecittà Holding e Istituto Luce.
Nessun film nel concorso principale. Vi sentite schiacciati tra Rai Cinema e Medusa?
«Guardi 20 Sigarette o Into Paradiso, che mi piacerebbe poter far uscire a Natale, sono due opere prime che potevano stare tranquillamente in concorso. Ma sono contento così, perché non avrebbero ottenuto la stessa attenzione che una sezione più piccola, ma priva di certi snobismi, può dare. Noi, comunque, rispetto ai colossi distributivi abbiamo una funzione alternativa, siamo una sorta di terzo polo».
La vostra quota di mercato però non è così ampia...
«Diciamo che per tutto ciò che facciamo contiamo su un budget di 18 milioni di euro. Stiamo lavorando per ottenere qualche risorsa in più, soprattutto con le Regioni. Ma il nostro obiettivo non è il guadagno a tutti i costi, prima di tutto vogliamo far quadrare i conti per non far perdere i soldi allo Stato. Sinora ci siamo riusciti senza mai lanciarci in operazioni rischiose».
Di che cosa va particolarmente fiero?
«Della nostra attività di scouting. La nostra missione, come indicato dal Ministero dei Beni Culturali, è distribuire opere prime e seconde e documentari. Così negli anni abbiamo scoperto nuovi autori che sono poi passati alle major. Penso a Saverio Costanzo, ora in concorso alla Mostra, ma anche a Paolo Franchi, Claudio Giovannesi, Claudio Noce o Michelangelo Frammartino il cui Le quattro volte, presentato allo scorso Festival di Cannes, è stato venduto in 40 Paesi».
E per il futuro?
«Puntiamo molto su due esordi, Corpo celeste di Alice Rohrwacher, sorella di Alba, e Missione di pace di Francesco Lagi con Silvio Orlando».
C’è spazio a Cinecittà per un cinema non di sinistra?
«A parte che da un po’ di tempo non sento più i registi dichiararsi tali, io credo innanzitutto nella libertà di espressione».


Riprenderebbe in mano il progetto del film su Fioravanti abbandonato qualche anno fa?
«So che si sta tornando a lavorarci su. A me piacerebbe molto poterlo realizzare per capire le motivazioni della lotta armata di destra».

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