Controcultura

Il cinema italiano si è innamorato del biopic

Dopo Favino nei panni di Craxi, Elio Germano diventa il pittore Ligabue, Castellitto è D'Annunzio e poi...

Il cinema italiano si è innamorato del biopic

In principio era Pier Francesco Favino. Il camaleontico attore che è diventato Buscetta nel film di Marco Bellocchio Il traditore e ora «è» Craxi in Hammamet di Gianni Amelio (nel solco di Toni Servillo e del suo Andreotti Il divo di Paolo Sorrentino). Due successi del cinema italiano recente che dimostrano ancora una volta come sia vivo e vegeto il genere biografico che gli anglosassoni chiamano «biopic». Non abbiamo fatto in tempo a smettere di magnificare il grande lavoro mimetico di Favino/Craxi, grazie non solo agli incredibili trucchi prostetici ma a una capacità di riproporre gesti, tic e lo stesso modo di parlare del segretario socialista, che ecco arrivare le prime immagini di un altro dei nostri grandi attori, Elio Germano il quale, dopo essere stato Leopardi, ora «è» Antonio Ligabue. In Volevo nascondermi (in uscita il 27 febbraio) il regista Giorgio Diritti ripercorre le travagliate vicende del pittore immaginifico con il suo mondo popolato da tigri, gorilla e giaguari dipinti stando sulle sponde del Po.

La biografia al cinema, che può essere limitata a pochi mesi di vita di un personaggio, come il Craxi di Hammamet, oppure ripercorrere tutta un'esistenza, come il Mario Mieli de Gli anni amari di Andrea Adriatico (presentato alla Festa del cinema di Roma), è un ottimo modo anche per raccontare la Storia del nostro paese (curiosa e originale invece la scelta di Susanna Nicchiarelli di girare all'estero Miss Marx sulla figlia più piccola di Karl Marx, Eleanor, una delle prime donne ad avvicinare i temi del femminismo e del socialismo). Magari lo si può fare in maniera anche trasversale come in Permette? Alberto Sordi in cui il regista Luca Manfredi ripercorre i vent'anni d'oro del grande attore popolare italiano - dal 1937 al 1957 - da doppiatore di Ollio fino all'amicizia con Federico Fellini. A interpretare il giovane Alberto Sordi è un eccezionale Edoardo Pesce che, insieme a Lillo Petrolo nel ruolo di Aldo Fabrizi, rinuncia a ore e ore di trucco per evocare il personaggio Alberto Sordi più che far finta di esserlo.

Un po' come Sergio Castellitto che, pelato, in Il cattivo poeta di Gianluca Jodice, indossa i panni di Gabriele D'Annunzio chiuso nel suo Vittoriale e controllato a vista dal federale più giovane d'Italia, il ventinovenne bresciano Giovanni Comini (interpretato da Francesco Patanè), incaricato nel 1937 direttamente da Achille Starace, segretario del Partito Nazionale Fascista, di spiare il Vate sempre più irrequieto e pericoloso. Tra i due si instaura però una vera e propria amicizia perché Comini ha grande stima di D'Annunzio (che morirà pochi mesi dopo) e gli rivelerà l'incarico ricevuto.

E proprio poco dopo la fine della Seconda guerra mondiale inizia il viaggio biografico di Lamborghini il film diretto dallo statunitense Bobby Moresco e prodotto da Andrea Iervolino e Monika Bacardi che vede Antonio Banderas interpretare Lamborghini. Tratto dal libro Ferruccio Lamborghini. La storia ufficiale di Tonino Lamborghini il film celebra anche il periodo della progettazione e costruzione di auto sportive rivoluzionarie per stile, meccanica e ingegneria.

Si passa dalle auto alle biciclette per raccontare, in Il caso Pantani di Domenico Ciolfi, gli ultimi cinque anni di vita di Marco Pantani (tra il 1999, quando viene squalificato per livelli di ematocrito troppo alti e il 2004), il campione romagnolo (vincitore di Giro d'Italia e Tour de France nel 1998), interpretato da Marco Palvetti, trovato morto a 34 anni in una stanza dell'Hotel Le Rose di Rimini. Per la magistratura si è trattata di una morte per overdose da cocaina ma il regista crede che la notte del decesso Pantani non fosse solo

Anche sulla morte di Piersanti Mattarella, il Presidente della Regione Sicilia che il 6 gennaio del 1980 viene assassinato mentre si sta recando a messa con la famiglia, ci sono delle zone oscure perché non si è mai saputo chi fossero gli esecutori materiali mentre la giustizia ha condannato i mandanti, i capi di Cosa Nostra. Aurelio Grimaldi, regista e sceneggiatore de Il delitto Mattarella (in uscita il 19 marzo) è voluto ritornare su questa storia perché - dice - «quella di Piersanti Mattarella è una figura ingiustamente dimenticata mentre la discrezione della impeccabile famiglia e del fratello Presidente della Repubblica sono senza pari».

Concludiamo la carrellata con un sorriso grazie a un biopic sui generis appena annunciato dalla piattaforma Amazon Prime Video, Vita di Carlo, in cui Carlo Verdone si racconterà giorno per giorno nella sua vita privata: «Voglio aprirmi completamente al pubblico. E poi ci sarà il mio citofono, protagonista di storie incredibili.

La follia abita sotto casa mia».

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