Il cinema italiano trasloca in Africa per sentirsi buono (o tradire la moglie)

A Natale il mal d’Africa concia per le feste il cinema italiano e, dopo aver spedito Belén tra le zanne degli elefanti sudafricani, via cinepanettone, manda in Kenya Silvio, il fratello del più noto regista Gabriele Muccino. Oggi, infatti, con la bellezza di 300 copie, sbarcherà nelle sale Un altro mondo, opera numero due di e con Silvio Muccino, che sulla locandina del film appare come adorante un bambinello nero un po’ sdentato. Si tratta di un newyorchese, per la verità,perché Michael Rainey jr., questo il nome dell’attor piccolo (9 anni), vive e lavora nell’evoluta Grande Mela, dove la mamma-manager l’ha messo a ben figurare in Internet, nella Company Kids Catalog. Dal quale l’ha già pescato Tiziano Ferro per impiegarlo nel suo video Il regalo più grande. Ciò detto per inquadrare una precisa connessione tra la pretesa d’internazionalizzare alcuni nostri prodotti (qui produce l’italiana Cattleya e distribuisce l’americana Universal) e l’indomabile voglia di fare i buoni alle spalle del Continente Nero. Una voglia antica, del resto, che data dall’éra Veltroni, quando «Uòlter» una parlava d’Africa, persino poco prima d’essere politicamente bruciato, incurante delle critiche piovutegli addosso da Nigrizia, il mensile dei Comboniani dediti sul serio all’infelice paese. Silvio Muccino mescola povertà globale e narcisismo personale, ed ecco Un altro mondo, con Isabella Ragonese, Maya Sansa e Greta Scacchi. Ma la storia, tratta dal libro omonimo di Carla Vangelista, edito da Feltrinelli? Lui, Andrea, cioè Muccino jr., è un ventottenne irrisolto, che vive nella Capitale-bene, a ricasco d’una madre anaffettiva (Greta Scacchi) e fidanzato alla buona con una ragazza, superficiale quanto lui (Isabella Ragonese). Nel giorno del suo compleanno, il giovane legge la lettera del padre morente, che lo invita a raggiungerlo, in camera caritatis, laggiù in Kenya, dove s’era trasferito, abbandonando la famiglia. A Nairobi, Andrea scoprirà d’avere un fratellastro, Charlie (Michael Rainey) del quale deve e vuole occuparsi. Ce la farà, tra miseria,squallore e razzismo al contrario? «La vita mi ha insegnato che le cose non cambiano mai. Cambiamo noi», riflette un’amica (Maya Sansa) di Andrea. «Volevo una storia che mi spingesse lontano, alla scoperta», dice Muccino jr.,nel film affascinato dalla sensibilità nera, tra bianche strade polverose e paesaggi struggenti. Al botteghino l’ardua sentenza, mentre il rito della sala si estingue, complici Internet e la vacuità di molti film: l’Africa «tira»?. Comunque vadano le cose, anche l’inizio del 2011 vedrà il Continente Nero come scenario delle sofferenze dei poveri, manipolate dal cinema in chiave strappalacrime. A marzo arriva La vita facile di Lucio Pellegrini (con Pierfrancesco Favino, Stefano Accorsi e Vittoria Puccini, riuniti dopo il successo di Baciami ancora), altra storia sentimentale sullo sfondo degli ospedali da campo in Africa,dove si curano bimbi neri senz’altra speranza che i medici senza frontiere.

La Puccini, nel ruolo della bella ed elegante Ginevra, viene contesa dagli amici fraterni Favino e Accorsi. Sarebbe un semplice mélo,in stile Baciami ancora, ma con la Croce Rossa al braccio e i bambini africani malati a fianco, fanno tutti un figurone.

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