Cultura e Spettacoli

Al cinema, "Natale all'improvviso": Christmas comedy hollywoodiana

Ritratto di una strampalata famiglia americana alle prese con la vigilia di Natale e con un po' di situazioni irrisolte. Una commedia corale mielosa e senza grosse sorprese

Al cinema, "Natale all'improvviso": Christmas comedy hollywoodiana

Da qualche anno anche gli americani hanno scoperto il cinepanettone e cominciato a produrne, ma pensare che la pellicola appena uscita nei cinema, "Natale all'improvviso", si possa annoverare tra quelli sarebbe sbagliato. Si tratta piuttosto di un film che guarda al Natale in senso classico e lo ritrae attraverso buoni sentimenti e una bella famiglia. Peccato che ecceda in zuccherosi luoghi comuni sentimentali e sia rallentato dalla presenza di troppi personaggi.

Charlotte (Diane Keaton) e Sam Cooper (John Goodman) sono sposati da quarant'anni e hanno deciso di lasciarsi, ma vogliono tenere nascosta la notizia il tempo necessario a non rovinare il cenone di Natale in cui la famiglia si riunirà. Sono, infatti, in attesa di molti ospiti tra cui i loro due figli: Eleanor (Olivia Wilde) che, per l'occasione, ha reclutato in aeroporto un finto fidanzato e Hank (Ed Helms), che è separato, ha tre bambini e ha appena perso il lavoro. Ma arriveranno anche Emma (Marisa Tomei), che ha avuto un contrattempo con la polizia ed è la sorella, da sempre gelosa, di Charlotte, e l'anziano padre delle due, Bucky (Alan Arkin), che si è innamorato di una giovane cameriera (Amanda Seyfried).

"Natale all'improvviso" racconta cosa succede nella vita di queste persone il giorno della vigilia e mette in scena, quindi, numerose storie, tutte accomunate da un sottofondo malinconico, che confluiscono in un'unica location nel finale. Come avviene in molte commedie attuali, si smaschera l'ipocrisia che dilaga in certe riunioni di parenti in cui tutti sorridono felici quando in realtà sono dilaniati interiormente da piccoli segreti e da conti in sospeso col passato. Il regista, Jessie Nelson, di cui l'ultima opera è stata "Mi chiamo Sam" con Sean Penn nel 2001, guarnisce di melassa quello che è un ibrido tra il tipico film delle Feste e il ritratto di una famiglia disfunzionale americana. Pur conservando tracce d'ironia e leggerezza, la pellicola si fa prendere la mano da una drammatizzazione dei sentimenti che suona un po' banale e rende fiacche diverse scene. I dialoghi, nel complesso, funzionano ma ci sono battute iperglicemiche il cui taglio avrebbe giovato enormemente. Un passo falso di incredibile ingenuità è l'aver impiegato, in alcuni casi, attori quasi coetanei per personaggi che, visto il rapporto di parentela, dovrebbero essere esponenti di generazioni diverse. La voce narrante, poi, invasiva e dall'appartenenza grottesca che non riveliamo, è un'altra stonatura.

Narrando di adolescenti alle prese col primo bacio, figlie zitelle, uomini di mezz'età che si sentono falliti e imbastendo tutta una serie di psico-drammi, si cerca di creare empatia e rassicurare la maggior parte di pubblico possibile sul fatto che il lieto fine sia alla portata di tutti.

Come spesso accade, però, ottime intenzioni e un ricco cast non bastano a regalare un buon film.

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