Cattive acque, la storia dell'avvocato che sfidò una multinazionale che inquinava l'acqua

Cattive acque è un film che racconta la vera storia dell'avvocato che combatté per vent'anni contro compagnie che inquinavano il sistema idrico

Cattive acque, la storia dell'avvocato che sfidò una multinazionale che inquinava l'acqua

Cattive acque è il film che va in onda questa sera, in seconda serata, alle 23.26 su Iris. Si tratta di una pellicola tratta da una storia vera diretta da Todd Haynes, incentrata su un avvocato che combatté contro un'azienda responsabile di aver inquinato il sistema idrico di Parkersburg, in West Verginia.

Cattive acque, la trama

Uscito in Italia nel 2020, poco prima della chiusura generale per la pandemia, Cattive acque racconta la storia dell'avvocato Robert Bilott (Mark Ruffalo) che viene coinvolto da un vecchio conoscente, Wilbur Tennant (Bill Camp) in un'azione legale che prende il via quando Wilbur presenta delle prove video della morte di ben centonovanta mucche, avvenuta non per cause naturali. In un primo momento il legale non accetta il caso, preso com'è dai molti impegni lavorativi. Ma quando Robert si reca nella sua città natale, a Parksburg in West Virginia, Wilbur riesce a mostrargli finalmente i filmati che dimostrerebbero la morte degli animali a causa di una malattia che Wilbur ritiene essere una conseguenza delle azioni compiute dall DuPont, una multinazionale locale. Per l'avvocato inizierà allora un lavoro durissimo, volto a portare a galla la verità sulla contaminazione del sistema idrico del luogo che mette a repentaglio la vita di molti contadini della zona. E non solo.

La vera storia dietro il film

Non è certo una novità la tendenza dell'industria della settima arte di portare sul grande schermo delle storie vere che simboleggiano quasi la biblica lotta tra Davide e Golia. Storie in cui una manciata di uomini, più o meno comuni, vengono portati davanti agli occhi della giustizia per mettere un freno ai soprusi perpetrati da grandi aziende. Un po' quello che si vedeva, ad esempio, in Erin Brokovich. Todd Haynes ha deciso di proseguire questo filone narrativo, raccontando una storia vera che, nella cultura americana, si è trasformata nell'ossessione di un legale contro più di una multinazionale che ha svelato i limiti della sanità pubblica statunitense e che è emersa nel 2016 grazie a un articolo apparso sul New York Times in cui si analizzava da vicino l'operato di Robert Bilott.

La storia di questo professionista del foro inizia, secondo la ricostruzione fatta dal The Guardian, nel 1998, quando venne avvicinato - proprio come si vede nel film con Anne Hathaway - da un contadino che era convinto che parte dei suoi animali avevano perso la vita a causa di un deflusso di elementi chimici - noti come PFOS e PFOA - presenti nel sistema idrico e causato dalla DuPont e dalla Chemours Co, ma utilizzati anche da altre compagnie. Si tratta di sostanze perfluoroalchiliche e, nello specifico, di sostanze che non esistono in natura, ma sono state create dall'uomo e che sono persistenti, perciò "durano" molto a lungo dopo la loro produzione. Composte da catene di carbonio, queste sostanze vengono utilizzate in molti ambiti industriali, ma molte compagnie ne hanno interrotto o modificato la produzione proprio per i pericoli che potrebbero rappresentare per la salute.

Cattive acque mette dunque in luce un comportamento del tutto amorale e molto grave, che sembra quasi richiamare alla memoria quello che si vede nel film distopicoV per Vendetta, quando si vede egualmente un sistema idrico vicino al collasso proprio per l'avvelenamento delle acque. La class action guidata da Robert Bilott contò migliaia di persone, la cui salute era messa altrettanto a rischio. La battaglia legale di Billott ha impiegato circa vent'anni per arrivare alla sua conclusione: un lavoro durissimo, che ha messo a dura prova le capacità dell'avvocato, ma ha anche messo a rischio la carriera dell'uomo. Il motivo per cui Billot ha accettato il caso, per poi occuparsene come se fosse l'unico punto fisso della sua esistenza, è stato raccontato dallo stesso avvocato nell'intervista col The Guardian, in cui ha detto: "È una minaccia alla sanità pubblica internazionale. Ed è davvero frustrante quando fai un passo indietro e ti accorgi di come la scienza sia diventata più chiara su quanto pericolosi possano essere questi componenti chimici e, allo stesso tempo, quanto sia diffuso il loro uso. Le compagnie sapevano che se avessero usato queste sostanze l'avrebbero fatte finire elle nostre acque, nel nostro suolo, nella nostra terra, dentro di noi.

E lo hanno fatto comunque." La lotta legale di Robert Bilott è stata poi raccontata dall'avvocato stesso nel libro dal titolo Exposure: Poisoned Water, Corporate Greed, and One Lawyer’s Twenty-Year Battle against DuPont.

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