Lezioni di vita (e di morte) dal Gatto con gli stivali

I tanti messaggi nascosti nell'ultimo film sul celebre personaggio della fiaba italiana

Lezioni di vita (e di morte) dal Gatto con gli stivali

È vecchio il Gatto con gli stivali. Ha già consumato otto delle nove vite che aveva a disposizione. Anzi: le ha bruciate. Le ha sprecate in modo irresponsabile. Una volta ostinandosi a mangiare crostacei nonostante sia allergico ad essi. Un’altra, facendo lo sbruffone. L’ultima, infine, peccando d’orgoglio, e accontentando un pubblico in estasi che lo aveva visto sconfiggere il gigante di Del Mar. “Ti è rimasta un’ultima vita”, gli dice il medico. A questo punto, il gatto con gli stivali non può che fare una cosa: ritirarsi per sempre. Addio cappello. Addio piuma. Addio, ovviamente, stivali. “Hai qualcuno di particolare da cui andare?”. “Tutti mi amano. Come faccio a scegliere?”, risponde (mentendo) il gatto con gli stivali. Sa che c’è qualcuno che è disposto ad accoglierlo anche così. Anche ora che ha a disposizione solo una vita, la sua ultima, e che non è più una leggenda. Anzi: la leggenda. Proprio mentre è combattuto sul da farsi, il Gatto con gli stivali incontra un lupo terrificante: la Morte. “Ti sto inseguendo da tantissimo tempo”, gli dice. Il Gatto con gli stivali, guascone come sempre, risponde: “Io rido in faccia alla morte”. E la sfida. Ma è una lotta impari. Il lupo lo sbeffeggia, mentre lo ridicolizza in combattimento: “Non sei all’altezza della leggenda”. E, con una lama, gli sfiora la fronte. A questo punto il Gatto con gli stivali, dopo che le sue otto vite consumate gli sono passate davanti agli occhi, può solamente fare una cosa: scappare. E lo fa nel peggiore dei modi, infilandosi nelle tubature del cesso di una putrida osteria.

È la sua fine. Il Gatto con gli stivali non esiste più. Non gli resta che ritirarsi da Mama luna, una gattara pazza che costringe gli animali che ospita a girar con le pattine per casa. Non c’è brivido là dentro. “È qui che la dignità va a morire”, dice il fu Gatto con gli stivali. Incontra un “infiltrato”. Un cane, piccolo e brutto, che si spaccia per un felino pur di racimolare un po’ di affetto. Non ha mai avuto nessuno e quelle poche persone con cui ha avuto a che fare hanno provato ad ammazzarlo, affogandolo in un fiume. Lui, però, è talmente buono, o stolto, da non essersene nemmeno reso conto. Vedendo qualcosa di speciale (entrambi parlano la lingua degli umani) nel Gatto con gli stivali si attacca, ai limiti del morboso, a lui e lo considera amico.

Ma ecco l’imprevisto. E, come in tutte le fiabe che si rispettino, esso ha a che fare con una mappa e un desiderio da esaudire. Riccioli d’oro e gli orsi lo vanno a cercare da Mama luna per ingaggiarlo a rubare la mappa a Big Jack Horner. Il Gatto con gli stivali si nasconde ma li sente farfugliare il loro obiettivo e così, aiutato da perro (il cane un po’ sfigato), ritorna in missione: avrà la mappa e con essa le sue vite perdute. Dopo aver compiuto l’inflitrazione, il Gatto con gli stivali apre il forziere ma trova qualcosa, anche se sarebbe meglio dire qualcuno, che non avrebbe mai pensato di trovare lì: Kitty zampe di velluto. La sua vecchia complice. La sua amante. La gatta con la quale avrebbe voluto legarsi per sempre, sposandosi, ma dalla quale è scappato per paura. “Anche io non mi sono presentata quel giorno a Santa Coloma”, ammetterai poi anche lei.

Il Gatto con gli stivali, “perro” e Kitty si mettono in cammino e, dopo una serie di peripezie e di sfide con la banda di Riccioli d’oro, devono sconfiggere Big Jack Horner, in pieno complesso di onnipotenza. Prima, però, il Gatto con gli stivali deve superare un’ultima prova. Intrappolato, vede di fronte a sé le vite passate che lo spronano a tenere per sé il desiderio e di tornare la leggenda. Lo sfottono, fino a quando non riappare lei: la Morte. “Io adoro l’odore di paura”. Ancora una volta il felino scappa, ma viene inseguito dal lupo intenzionato a farla finita per sempre. Kitty lo vede fuggire per l’ennesima volta e non può che pensare a Santa Coloma. “Sei sempre il solito”, gli dice. Lui prova a ribattere, a dire che è cambiato. Ma non c’è nulla da fare. “La morte mi sta alle costole”, le dice. Lei pensa sia una metafora, quando il lupo appare. Non si può fuggire per sempre.

È guardando Kitty e “perro” che il Gatto decide di fermarsi e di fare quello che sa fare meglio: combattere. Sembra avere la peggio: la morte lo ferisce e gli strappa la spada. Parte l’ultimo assalto e il Gatto si difende con la “lama da gatito” che Kitty gli aveva donato. La situazione si ribalta: “Io so che non potrò mai sconfiggerti, ma non smetterò mai di battermi per questa vita”. La morte gli si fa incontro e gli ringhia contro: “Sono venuto a prendere una leggenda che si credeva immortale, ma adesso non la vedo più”. Il Gatto con gli stivali è davvero cambiato. Il piccolo ma grande felino arrogante non c’è più. Concede il desiderio a Kitty, che rifiuta: “Non serve la magia, ho trovato quello che cercavo”.

La metamorfosi dell’eroe si è compiuta: sa che la morte lo seguirà per sempre, ma sa anche che, dandosi alle persone che ha attorno, può sconfiggerla. Come insegna Cristo: “Non c’è amore più grande che dare la vita per i propri amici”. Solo così si vince la morte.

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