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È esistito davvero l'uomo con la "maschera di ferro" con Leo Di Caprio?

La maschera di ferro è una pellicola che porta sul grande schermo uno dei maggiori misteri della Francia, rimasto ancora irrisolto

È esistito davvero l'uomo con la "maschera di ferro" con Leo Di Caprio?

Uscito al cinema nel 1998, La maschera di ferro è il film diretto da Randall Wallace che va in onda questa sera alle 21.15 su La7. Si tratta della trasposizione del racconto che si trova all'interno de Il visconte di Bragelonne, terzo e ultimo capitolo della saga dedicata ai tre moschettieri da Alexandre Dumas. Ma la storia dell'uomo dalla maschera di ferro affonda le dita anche in fatti realmente accaduti che, tuttavia, rimangono avvolti da un fitto velo di mistero.

La maschera di ferro, la trama

Luigi XIV, il Re Sole (Leonardo DiCaprio) è un sovrano vanesio e viziato, che non ammette critiche al suo operato e che agisce solo per seguire il proprio divertimento e l'appagamento dei propri desideri. È proprio questa indole a renderlo un re non molto apprezzato e un uomo vile, che spinge un uomo al fronte pur di poterne circuire la futura moglie. Quello che Luigi non sa è che quel ragazzo mandato a morire è figlio di Athos (John Malkovich), uno dei tre moschettieri che servirono lealmente il padre. Alla perdita del figlio Athos impazzisce di dolore e cerca di attentare alla vita del re, viene fermato da D'Artagnan (Gabriel Byrne), che ha continuato a servire la corona di Francia nonostante gli atteggiamenti problematici del re. A questo punto, rendendosi conto di non potersi fidare nemmeno del vecchio amico, Athos chiede aiuto ad Aramis (Jeremy Irons) e Porthos (Gérard Depardieu) per mettere in piedi un piano folle. All'interno di una prigione c'è un uomo il cui volto è celato dietro una maschera di ferro e che non è altri che il fratello gemello di Luigi, Philippe. I tre moschettieri decidono allora di liberare l'uomo e scambiarlo con il gemello, nella speranza di dare alla Francia un sovrano degno di questo nome. Ma le cose non vanno affatto come previsto.

C'è una storia vera dietro il film?

Dal momento che il mistero dell'uomo dalla maschera di ferro è sempre stato associato al romanzo di Dumas o alle varie trasposizioni cinematografiche che hanno raggiunto il grande schermo, spesso il pubblico è spinto a pensare che questa storia non sia altro che il frutto di una mente piena di immaginazione e talento e che non faccia parte della sfera della realtà. Al contrario, invece, il prigioniero il cui volto è rimasto nascosto dietro una maschera di ferro è esistito veramente, ed è stato il seme che ha fatto germogliare poi le storie che gli sono cresciute intorno. Secondo quanto riporta il sito della Treccani, infatti, Maschera di Ferro è il nomignolo dato a un carcerato che, durante un lungo periodo del diciassettesimo secolo, fu costretto a indossare una maschera per nascondere presumibilmente la propria identità. Secondo la ricostruzione, però, la maschera non era davvero di ferro: si trattava al contrario di una maschera di velluto nero e le uniche parti in ferro erano quelle necessarie a chiudere la maschera e, dunque, a far sì che il progioniero non la potesse togliere mai di sua spontanea volontà.

Nicolas Carreau è uno studioso francese che ha dedicato gran parte della sua carriera all'indagine sulla vera identità del prigioniero con la maschera di ferro. Proprio il fatto che quest'uomo fosse stato costretto a nascondere la sua identità per tutta la vita rende la sua identità non solo un mistero affascinante capace di irretire numerosi scrittori, come Dumas e Voltaire - che avrebbe sentito la storia mentre era anche lui in prigione -, ma anche un indizio che si doveva trattare di una persona alquanto importante. Nicolas Carreau ha dunque studiato la corrispondenza che c'era stata tra il governatore della prigione, Saint-Mars, e il ministro della guerra dell'epoca. Attraverso lo studio di queste lettere, Carreau è riuscito a comprendere, secondo quanto riporta Le Figaro che: "il detenuto, nelle lettere, veniva chiamato Eustache Danger. Egli arrivò alla prigione di Pignerol nel 1669, poi trasferito al forte di Exilles nel 1681, poi condotto sull'Isola di Santa Margherita nel 1687 e infine alla Bastiglia nel 1698, dove è morto nel 1703."

Nonostante venisse identificato con il nome di Eustache Danger, un personaggio realmente esistito, la vera identità del prigioniero non venne mai diffusa o confermata. Già con Voltaire era cominciata a circolare la voce che l'uomo che si trovava in carcere non era altri che il fratello gemello del Re Sole. La sua prigionia, così come l'atto di celare il suo volto, erano strumenti che Luigi XIV avrebbe messo in atto per impedire ai suoi rivali politici di mettere in dubbio il suo diritto al trono o di usare il fratello per i propri tornaconti. Si tratta, tuttavia, di una voce che non ha mai trovato nessuna prova empirica e nessuna documentazione storica e, se da una parte questo pettegolezzo è stato utilizzato anche durante la Guerra dei Nove Anni per indebolire la reputazione della famiglia Borbone contro l'avanzata della famiglia Augusta, dall'altro è pressoché certo che la storia del gemello del re nascosto in prigione sia materiale adatto a un grande romanzo d'appendice e meno ai fatti richiesti dalla storia.

Secondo National Geographic erano molti i personaggi che avrebbero potuto nascondersi dietro la maschera di ferro. Uno era François de Bourbon, duca di Beaufort, cugino del re che ricoprì un ruolo fondamentale nel movimento della Fronda. Secondo un'altra scuola di pensiero alquanto complottista, l'identità del prigioniero poteva essere quella di Louis de Bourbon, il figlio che il Re Sole avrebbe avuto dalla sua amante Louise de La Vallière. Louis era un ragazzo omosessuale che venne bandito dalla vita di corte proprio per la sua identità sessuale. Secondo alcuni complottisti, il ragazzo avrebbe cercato di nuovo l'affetto e la stima del padre, cercando di dimostrare il proprio valore in battaglia, nelle Fiandre. Il suo tentativo di dimostrarsi all'altezza della corona di Francia fallì però quando durante la campagna bellica finì con l'ammalarsi. Secondo le teorie più disparate, Louis sopravvisse alla malattia che lo portò lontano dal fronte, ma non riuscì mai a conquistare il perdono reale. Al contrario, suo padre, ancora vergognandosi della natura del figlio ma non avendo il coraggio di ucciderlo, diede l'ordine di farlo imprigionare e di nascondergli il viso.

Non solo perché nessuno lo riconoscesse, ma anche perché in questo modo lui stesso avrebbe evitato di vedere il volto del figlio che lo aveva tanto deluso, facendo forse finta che non fosse mai venuto al mondo.

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