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Troll”, il monster movie norvegese targato Netflix non delude

La “formula Godzilla” incontra il folclore scandinavo in un film che mischia genere catastrofico, azione e fantasy lanciando un messaggio ambientalista. Prevedibile ma emozionante

“Troll”, il monster movie norvegese targato Netflix non delude

Troll, titolo Netflix Original disponibile da oggi sulla piattaforma, farà la gioia di chi ama i film incentrati su mostri come i kajiu giapponesi.

Intendiamoci, questo è un film ambientato nella Norvegia contemporanea e costituisce un’esperienza visiva minore rispetto a Godzilla e compagni, ma sarebbe ingeneroso definirlo meno emozionante di quelli. Malgrado fin dall'inizio s’intuisca come si svilupperà la trama (del resto che le sceneggiature si somiglino tutte in questa tipologia di film è quasi un tacito patto con lo spettatore), “Troll” mantiene quel che promette, ossia intrattenimento e qualche palpito di meraviglia.

Nel prologo una ragazzina di nome Nora ascolta il padre raccontarle di un’antica leggenda sui troll, creature gigantesche trasformatesi in picchi di pietra secoli prima. La narrazione passa poi ai giorni nostri, 20 anni dopo, quando ritroviamo Nora (Ine Marie Wilmann), ora affermata paleobiologa, convocata d’urgenza a Oslo dal governo. Il motivo è che durante i lavori di demolizione per costruire un tunnel ferroviario in una delle montagne dell’incipit, qualcosa si è risvegliato e ha disseminato distruzione attorno. Decodificare questa mostruosa attività equivale a mettere insieme indizi come un ululato simile a una triste melodia, un’altezza di circa cinquanta metri, un odore definito “ipernatura” e un’ipotetica capacità mimetica. Per Nora l’identikit è quello di un troll e scopre presto di avere ragione. Il governo dichiara guerra alla bestia: teme possa raggiungere Oslo spargendo morte e rovina. Nora invece vorrebbe trovare un modo pacifico di relazionarsi col troll e così va a cercare il proprio padre, Tobias (Gard B. Eidsvold), studioso di folkore e leggende. Fatta squadra col genitore, con un burbero capitano militare e con il consigliere del Primo Ministro, la giovane donna farà il possibile per risolvere la situazione senza nuocere all'enorme creatura.

Si fa presto a rispondere a un’eventuale minaccia con la forza, ma a volte sarebbe molto più produttivo soffermarsi a comprenderne la natura. Questo e molto altro si evince da una narrazione che procede con una intelligente contaminazione di dramma e tradizione fiabesca.

Il troll è un esemplare unico, almeno così pare, non ha nessuno della sua specie intorno e non conosce il mondo in cui si è risvegliato: il minimo è che reagisca alle provocazioni. La sua indole pacifica emerge comunque in piccoli gesti, come quello di mettere in salvo un bambino proprio in un parco divertimenti a tema troll. L’unica persona in grado di capirne la solitudine è forse chi, dopo aver perso una persona cara, si è auto-isolato dal mondo, vale a dire l’anziano padre della protagonista. L’uomo in questione ha tutto molto chiaro, fa risalire la cacciata dei troll alla cristianizzazione del luogo e così via. Peccato il suo sembri solo un delirio a molti.

In “Troll” non ci sono solo cupezza e pathos, anzi. Piccoli intermezzi vanno in direzione opposta, come quando il destino della capitale sembra segnato a meno che la nerd di turno diventi un’eroina.

Il regista Roar Uthaug torna al disaster-movie dopo "The Wave" del 2015, anche quello un film in grado di suggerire che l’incredibile non è impossibile. Che il nuovo cinema nordico abbia molto da offrire in questo genere si evinceva anche dalla visione di “The Quake – Il terremoto del secolo”, uscito tre anni fa.

Gli effetti visivi in "Troll" sono apprezzabili: il mostro è ben realizzato e ha movimenti piuttosto naturali. A lasciare un po’ a desiderare sono semmai le caratterizzazioni monodimensionali degli umani coinvolti.

Tra riferimenti narrativi e citazioni visive, si sente quasi in maniera continuativa l’eco di titoli come “Kong: Skull Island” e “Jurassic Park” ma anche come “Independence Day”, eppure la sensazione di già visto lascia il posto a quella di una rassicurante familiarità. Ad ogni modo, per godere al meglio delle variazioni su tema su cui è costruito il film, si consiglia di evitare il trailer.

In mezzo ai titoli di coda, c'è ancora una piccola scena in agguato.

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