Wong Kar-wai compie 65 anni: i suoi 5 film migliori

Un regista inquieto e visionario, che ha scritto pagine importanti della storia del cinema: ecco le opere da vedere almeno una volta nella vita

Wong Kar-wai compie 65 anni: i suoi 5 film migliori
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65 candeline per Wong Kar-wai, tra i grandi maestri del cinema contemporaneo. Tra i più amati dai cinefili di tutto il mondo, il regista hongkonghese è un gigante del cinema orientale, poeta del tempo e della memoria dallo stile unico e inconfondibile. Uno dei pochi, pochissimi in grado di trasformare la forma in sostanza, regalando delle gemme inestimabili alla storia della settima arte.

Punto di riferimento della nouvelle vague di Hong Kong, Wong Kar-Wai ha messo la firma su film dalla grande potenza narrativa, eleganti anche grazie alla straordinaria fotografia di un’istituzione come Christopher Doyle. Un cinema seducente e profondo, popolato da personaggi tratteggiati divinamente ma maledettamente soli, che riflette sul fluire del tempo, l’amore, la realtà. Approfittiamo di questa ricorrenza per andare a scoprire i 5 migliori film del cineasta nato a Shanghai.

Hong Kong Express (1994)

Hong Kong Express

Due storie differenti che si sfiorano appena, in cui le strade e il movimento sostituiscono i personaggi in carne e ossa. “Hong Kong Express” è la meravigliosa cartolina di Hong Kong che consacra definitivamente Wong Kar-wai a livello internazionale. Un film a basso costo pensato e ricercato, che non si preoccupa di piacere per forza al pubblico. L’intuizione geniale è l’aver scelto la metropoli come cuore pulsante della storia tra vita e malinconia, tra speranza e mestizia.

Angeli perduti (1995)

Angeli perduti

“Angeli perduti” si muove sulla scia di “Hong Kong Express”,ma è ancora più complesso è stratificato. Una nuova doppia storia carica di solitudine e fragilità dall’atmosfera dark. Wong Kar-wai radicalizza lo stile: dall’ angolazione insolite alla gestione del tempo, passando per il jump cut. Gli angeli perduti del titolo rappresentati dalle anime che popolano le notti di Hong Kong, un’opera che lascia il segno.

In the Mood for Love (2000)

In the mood for love

“In the Mood for Love” è il capolavoro di Wong Kar-wai par excellence. Un film dall’eleganza disarmante, un dramma lineare a due voci sull’amore ma senza mai mostrare i sentimenti. I silenzi e il non detto sostituiscono le parole, gli sguardi come unica stella polare. Tutto si incastra alla perfezione, a prescindere dalla realizzazione a dir poco travagliata tra difficoltà oggettive e i diversi ripensamenti. La regia, la fotografia, il commento sonoro, le interpretazioni di Maggie Cheung e Tony Leung: semplicemente un cult.

2046 (2004)

2046

Sequel ideale di “Days of Being Wild” e “In the Mood for Love”, “2046” rappresenta una sorta di svolta scientifica per Wong Kar-wai. Il regista honkhonghese continua a riflettere sul tempo e mai come in questo caso dibatte con il passato, il presente e il futuro. Riflessioni alte, in cui il futuro è sia un modo di fuggire il presente, sia un’estensione del passato. Ennesimo lungometraggio favolosamente ammaliante dal punto di vista visivo.

The Grandmaster (2013)

The Grandmaster

Ultimo film diretto da Wong Kar-wai, “The Grandmaster” segna il suo ritorno al genere.

Basato sulla vita di Yip Man, maestro di arti marziali Wing Chun e mentore di Bruce Lee, rappresenta il suo lungometraggio più ambizioso, tanto da richiedere ben otto anni di lavorazione. Nonostante le peculiarità, troviamo tutto il suo cinema: dall’estetica raffinata alla sontuosa colonna sonora. Tony Leung ancora una volta eccellente.

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