La Cina affonda le sue radici in Italia, pronta a cogliere l’affare nel momento in cui il Paese è alla prese con la crisi. Il Piemonte, con le sue eccellenze nell’automotive e nel design,è uno degli obiettivi. Ma anche la possibilità di fare dell’Italia la testa di ponte del futuro business europeo non è poi così remota. Partiamo da quest’ultima ipotesi che vedrebbe il polo di Termini Imerese nel mirino del colosso Chery, ex alleato di Fiat. Il gruppo asiatico, forte degli accordi con Dr Auto, la società di Massimo di Risio che dal 2012 prenderà il posto della Fiat nell’impianto siciliano, starebbe infatti riflettendo sull’opportunità. Chery, che fornisce motori a benzina all’azienda di Macchia d’Isernia, ne starebbe già parlando con di Risio. Di fatto, nel caso decidesse, si troverebbe un impianto già pronto all’uso. Resta da vedere come le due società si dividerebbero la produzione, ovvero con quali marchi le automobili verrebbero sfornate in futuro, insieme alle rispettive aree di competenza.
È dei giorni scorsi la sigla, alla Regione Siciliana, dell’accordo di programma per il «rilancio produttivo e lo sviluppo per il polo industriale di Termini», attraverso il finanziamanto di 150 milioni che serviranno alla realizzazione delle infrastrutture necessarie alla riqualificazione. L’ipotesi di un futuro italo-cinese per Termini è ancora ai livelli di pour parlé , ma le voci comunque girano e prendono anche forza per il fatto che mentre la Fiat sta accelerando per ovviare ai ritardi sul mercato di Pechino, le aziende automobilistiche che gravitano sotto la Muraglia pian piano occupano spazi sempre maggiori in Italia.
Il «nemico», in pratica, il Lingotto lo ha già a due passi da casa: a Changan e Jac, con i loro centri di progettazione e stile, ieri si è aggiunta Baic- tra i cinque big cinesi dell’auto, nonché partner di Daimler, Mitsubishi e Hyundai - grazie all’accordo siglato con la Camera di commercio di Torino. Lo sbarco di quest’ultima società in Piemonte fa parte del programma «From concept to car», ideato dall’ente camerale per promuovere all’estero le eccellenze dell’automotive locale e consentire alle pmi del territorio di trovare nuove commesse. Allo stesso tempo, però, c’è il rischio che i talenti usciti dalle grandi scuole di design della zona finiscano nel carniere dei ricchi asiatici. Ma è la regola della globalizzazione.
«Abbiamo già collaborazioni con Pininfarina e Fioravanti, e tramite la creazione di un nostro ufficio tali rapporti saranno facilitati- dice in proposito Xu Heyi, presidente di Baic- ; siamo venuti qua per conoscere i talenti della zona visto che in Piemonte sono 1.500 le aziende attive nell’automotive.La presenza a Torino ci farà diventare più internazionali. Cercheremo collaborazioni con imprese ai diversi livelli della fase produttiva».
E Alessandro Barberis, presidente della Camera di commercio: «Dal 2008 abbiamo coinvolto 20 case cinesi e aperto desk a Hefei, a Pechino e un mese fa a Changchun. A metà novembre avvieremo un’altra collaborazione con Sokon, gruppo attivo nei veicoli a 2-3 ruote e nei furgoni. Ma ora vogliono entrare nell’auto».
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