Roma

Cinesi, intesa con il Comune Serve più rispetto delle regole

Un protocollo d’intesa da firmare al più presto. Priorità al rispetto delle regole, non solo all’Esquilino, poi l’auspicata integrazione con gli italiani. Prevista, tra l’altro la fin troppo attesa doppia dicitura delle insegne. Questa la proposta formulata ieri dall’assessore comunale alle politiche della sicurezza Jean Leonard Touadì ai commercianti cinesi della capitale. Ora il documento dovrà essere vagliato e firmato entro il fine settimana. «Punti essenziali sono dialogo e collaborazione, ma il rispetto delle regole viene prima di tutto» ha spiegato Touadì. Sarà, ma questo documento - secondo An - senza il parere dei residenti e dei commercianti italiani potrebbe dir poco o nulla. Il presidente della Federazione romana Gianni Alemanno ne ha parlato nel corso della presentazione del coordinamento del libero associazionismo «Assoforum» al Jolly Hotel. «Bisogna garantire l’assoluto rispetto delle regole - ha detto Alemanno - i ghetti nascono quando queste vengono violate. Regole certe che devono essere uguali per tutti, italiani e cinesi. Ma è importante ascoltare i residenti dell’Esquilino, tutti. Senza discriminazione nei confronti dei Comitati solo perché vicini ad una o all’altra parte politica. I cinesi saranno pure 1.500, ma concentrati in 5 o 6 vie, dunque bisogna trovare un equilibrio».
«È necessario - ha concluso Alemanno - capire quale siano le linee di tendenza e agire guardando anche al futuro. All’Esquilino la situazione non è ancora drammatica, ma il fenomeno della presenza di immigrati e di esercizi commerciali da questi gestiti è in crescita. Perciò servono regole rigide per tutelare l’identità del quartiere».
Meno conciliante il comitato di difesa dell’Esquilino che chiede al sindaco l’immediata chiusura dei negozi cinesi illegali. Il comitato lamenta, infatti, la violazione da parte dei commercianti cinesi, di leggi, regolamenti e delibere comunali. «Testimoni di tali illegalità - dichiara il comitato - sono la merce contraffatta che inonda ogni strada di Roma arrecando danni all’economia della città e l’utilizzo di locali accatastati o sconosciuti al catasto».


«La responsabilità del Comune - conclude il comitato - è stata quella di lasciar credere ai cinesi che all’Esquilino tutto è permesso».

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