Cinesoni e cinesini alla conquista del mondo

Una delle chiavi del successo della Cina è la capacità del suo sistema di individuare, formare e collocare le persone secondo le loro qualità. In un Paese di 1.350 milioni di abitanti la selezione non è facile, ma i metodi dirigistici aiutano. Così la società cinese si divide in due classi intellettuali: quella di chi comanda e quella di chi obbedisce. Federico Morgantini , nel suo libro Un italiano a Shanghai, tra business e dolce vita (Albatros, 235 pagine, 14,9 euro) li chiama «Cinesoni e Cinesini». I primi sono «la vera forza della Cina»: quello che differenzia il Cinesone dal Cinesino - dice Morgantini, che dal 2004 vive tra di loro come consulente di imprese occidentali - è la capacità critica e di astrazione, assente nel cinese medio. Tali capacità sono la base della leadership. E i «Cinesini»? Secondo Morgantini hanno una conoscenza mnemonica ed esecutiva. Il Cinesino agisce solo su quello che gli è stato detto e insegnato.

Le occasioni di business in questi anni si sono moltiplicate (ma l'Italia è ancora indietro rispetto a Francia e Germania), eppure per l’imprenditore italiano, specie medio e piccolo, alcune barriere sono ancora molto difficili da superare: ci sono problemi di comunicazione, la bassa qualità della produzione e l’inaffidabilità dei piccoli produttori cinesi. PStef

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