LE CINQUE GIORNATE E in città ri-scoppia un ’48

La città rivive una delle celebri pagine del Risorgimento

«Qui s'ha da fare con un popolo che ci detesta e ritiene giunto il momento di poter prendere posto nel consesso delle grandi nazioni». È il 1848 quando il feldmaresciallo Josef Radetzky, capo della guarnigione austro-ungarica di stanza a Milano, scrive quelle parole. Il militare ha ottantuno anni e una consumata esperienza di battaglie e di milanesi: è in città da molti anni, e vivere all'ombra della Madonnina non gli dispiace affatto.
Il suo fiuto, insomma, è allenato abbastanza per capire che qualcosa di grosso sta per agitare l'apparentemente tranquilla metropoli. Quel qualcosa sono le Cinque Giornate, una delle pagine più famose del Risorgimento italiano: tra il 18 e il 22 marzo di quel fatidico anno le strade di Milano si trasformano in un labirinto di barricate dal quale l'esercito di Francesco Giuseppe uscirà sconfitto.
Centocinquantanove anni più tardi, il Comune celebra l'evento con una due giorni di appuntamenti dal titolo complesso ma evocativo: Le Cinque Giornate di Milano... è successo un '48... Milano è libera. Tra domani e domenica l'area tra il Castello, via Dante, Piazza dei Mercanti e piazza Duomo ospiteranno le rievocazioni storiche (organizzate da Genius Temporis e dall'associazione Storia Vivente) degli episodi centrali di quella pagina patriottica.
«Al di là della retorica risorgimentale e nazionale, pur giustificata, possiamo riflettere sul desiderio di libertà e di indipendenza espresso in modo improvviso e corale da quella che nel 1848 era già una delle aree urbane più avanzate d'Europa», dice Massiliano Orsatti, assessore comunale al Turismo, Marketing Territoriale e Identità. «Possiamo oggi meditare - aggiunge -, in un tempo in cui tutto è al tempo stesso più semplice e più difficile, sulla coesione tra classi sociali e cittadini, che si manifestò in modo così spontaneo e sorprendente».
E decisamente coraggioso. I quindicimila austriaci stanziati a Milano dispongono di 40 cannoni, tre brigate di fanteria, sei squadroni di cavalleria, sei batterie di artiglieri. Ad essi si aggiungono poi altri cinquemila soldati, richiamati da tutta la Lombardia. Contro questo Golia, il Davide milanese alla vigilia degli scontri ha solo 400 fucili. Ma l'ingegno delle guide - il podestà Gabrio Casati, Cesare Correnti e il gran lombardo Carlo Cattaneo - e l'iniziativa di tutti i milanesi avranno ragione della forza militare che fa capo a Radetzky.
La rievocazione riguarderà gli episodi emblematici delle Cinque Giornate (vedi box): la presa di Palazzo Reale; lo sciopero del tabacco, per colpire gli austriaci anche sotto il profilo fiscale; la battaglia di Porta Tosa (oggi Porta Vittoria), che il 22 marzo sancì la sconfitta di Vienna. In programma, anche concerti e spettacoli teatrali.
Teatro degli eventi, s'è detto, una zona limitata al centro.

Scelta comprensibile: ad esser filologi, si sarebbero dovuti utilizzare centinaia di angoli della Milano «dentro le mura». E soprattutto, 1600 barricate: tante, infatti, furono capaci di costruire quei milanesi utilizzando di tutto. Anche i libri del vecchio Ufficio del Bollo.

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