Laura Verlicchi
da Milano
Il Fisco, si sa, è amaro per definizione. Ma finora non aveva mai infierito su dolci e cioccolatini: come invece ha fatto lultima manovra destate. Come? Raddoppiando lIva, dal 10% (agevolato) attuale al 20%: facile immaginare le conseguenze sul prezzo finale. Una decisione che potrebbe - se il decreto legge non verrà modificato - cambiare radicalmente le abitudini alimentari degli italiani, nonchè i fatturati di un settore in crescita (almeno finora), ma che è passata in pratica sotto silenzio.
È contenuta infatti in uno dei più ostici articoli, il numero 37, che recita testualmente: «Nella tabella A parte III allegata al Dpr del 26/10/1972 n.633, concernente i beni e servizi soggetti allaliquota del 10%, sono soppresse le voci di cui ai numeri 62, 64». Ossia, rispettivamente: prodotti a base di zucchero non contenenti cacao (caramelle, boli di gomma, pastigliaggi, torrone e simili) in confezioni non di pregio: cioccolato ed altre preparazioni alimentari contenenti cacao in confezioni non di pregio. Insomma, i generi di conforto che siamo abituati a tenere nel cassetto della scrivania, per i momenti no, o nella dispensa di casa, per la colazione dei ragazzi. Per non parlare di un cult della golosità globale, la Nutella, che potrebbe essere coinvolta vista la presenza del cacao magro, sia pure al quarto posto, nella lista dei suoi ingredienti. A parziale consolazione, sfuggirebbe la marmellata, che rientra in unaltra voce.
Un provvedimento che ha colto di sorpresa le stesse aziende interessate: «Abbiamo appreso la notizia dai giornali - dice Mario Piccialuti, direttore generale dellAidi, lassociazione imprese dolciarie -. E ci ha colpito subito lintenzione, pure in una manovra volta a combattere levasione e ad aumentare la liberalizzazione, di colpire due merceologie ben precise, in un panorama vastissimo, alimentare e non solo: il che ci sembra iniquo. Non comprendiamo neppure la motivazione della presidenza del Consiglio: quella cioè di semplificare limposizione Iva tra beni che hanno come unica distinzione la confezione. Solo che i beni di questo tipo in confezione di pregio sono meno dell1% del totale: era meglio, a nostro avviso, fare il contrario. Per ora, seguiamo attentamente liter del provvedimento».
Oltre 10 miliardi in valore (di cui 3 di solo cioccolato) per 1.731.100 tonnellate di produzione: sono i numeri 2005 del settore dolciario. Che ora teme la flessione: «Misure come queste non aiutano la ripresa - afferma Giuseppe DAvino, amministratore delegato di Strega Alberti, azienda produttrice, oltre che del liquore omonimo, dei torroni tipici di Benevento -, piuttosto deprimono i consumi, specialmente voluttuari come quelli dei nostri prodotti. Se ci sarà un aumento finale del 10%, non credo che il consumatore lo sopporterà.
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