Circonciso in casa: muore bimbo di due mesi

Il piccino è arrivato in ospedale dissanguato. Arrestato il «santone-chirurgo» che ha fatto l’intervento

La capanna non si vede. Ma è come se ci fosse, nascosta dentro un palazzone alveare, in un appartamento uguale a mille altri, dove le facce si incontrano senza mai guardarsi.
Quartiere Japigia, periferia di Bari. Qui, ieri notte un bimbo nigeriano di appena due mesi è morto dissanguato. Ucciso dall’ignoranza, da un «rito tribale», dagli imperativi di credenze arcaiche. E da una malintesa religione. La madre lo ha fatto circoncidere da un santone su un materasso buttato per terra. Ecco la camera operatoria. Un pavimento sudicio, in mano un bisturi, o magari forse anche solo una lametta. Cento euro il compenso. Sembra facile, un taglietto e via, la «fimosi» non c’è più. In quante baraccopoli funziona così. Ogni tanto si muore, ma nel terzo mondo della miseria sopravvivere è una scommessa. Da noi ci sono gli ospedali, ma quando alle 4.20 del mattino è entrato nel pronto soccorso del Policlinico di Bari per lui c’era ormai poco da fare.
«Era in fin di vita. A stroncarlo è stata una fortissima emorragia a livello inguinale, causata dalla circoncisione: aveva perso moltissimo sangue», spiega il direttore sanitario Vitangelo Dattoli. Il bimbo era nato lo scorso 9 maggio in Spagna, la mamma munita di permesso di soggiorno iberico a Bari aveva trovato ospitalità da un’amica. Proprio lei, probabilmente, le ha suggerito a chi rivolgersi per l’«operazione». «Sembra un intervento banale ma, in realtà, è rischioso perché l’organo genitale maschile è molto sanguificato -chiarisce Fabio Ferro, responsabile della chirurgia andrologica dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma-. Per dare un’idea dell’attenzione necessaria si può dire che l’intervento dura quanto quello di un’ernia inguinale». Dopo un pomeriggio di interrogatori la polizia ha deciso, d’intesa con la Procura, di indagare la madre del piccino. Accusa, omicidio colposo, ma senza manette. In cella è finito invece il connazionale che ha «operato» il bimbo. Sorpreso dall’arrivo della polizia lui si è giustificato sostenendo che in patria la sua è una pratica legale.
Qualche ora prima era stata la mamma del bebè, senza rendersi conto della gravità della situazione, a tentare di soccorrere il figlioletto portandolo in una farmacia di guardia. E quando il medico aveva visitato il piccino era scattato l’allarme sul 118. Troppo tardi, purtroppo.
Si leva forte, ora, inevitabilmente, il coro delle polemiche. A cominciare dallo stesso mondo musulmano. «Nell’Islam la circoncisione maschile non è strettamente obbligatoria, come lo è, invece, per gli ebrei. Tuttavia - spiega Ahmad Gianpiero Vincenzo, presidente dell’Associazione Intellettuali Musulmani Italiani - è molto praticata nei Paesi musulmani. Quello che è assolutamente da vietare, invece, è che venga effettuata da chi non è medico. «Proporremo al ministro Sacconi di emanare una circolare che regolamenti la materia, permettendo la circoncisione nelle strutture sanitarie nazionali».

Dura la sottosegretaria al Welfare Francesca Martini: «Nei prossimi giorni riunirò i carabinieri del Nas per attivare un’azione investigativa con l’obiettivo di smascherare dove si nascondono, in tutta Italia, questi santoni e santone che effettuano rituali barbari e primitivi».

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