Cirinnà, appello in rosa per il consiglio comunale

Gianfranco Zambelli è l’altro nome in ballo

Michela Giachetta

È un coro tutto femminile quello che si alza a sostegno della candidatura di Monica Cirinnà (Ulivo) alla presidenza del consiglio comunale. Le donne fanno sentire la loro voce dove e come possono. Non in sala delle Bandiere, certo, in cui la presenza femminile è diminuita rispetto alla passata consiliatura. Nonostante l’auspicio di Veltroni, che desiderava metà squadra in rosa, sono, infatti, solo cinque le donne che siedono in Giunta. Ma attraverso i canali di comunicazione, sì, lì possono. E rivendicano una presenza femminile nello scranno più alto dell’aula Giulio Cesare, per lo stesso incarico fino a ieri ricoperto da Giuseppe Mannino. Chiedendo a più voci che la Cirinnà, a cui è stata affidata la delega per i Diritti degli animali, salga di grado: durante il Veltroni 1, infatti è stata vicepresidente vicario. Dopo la delegata del sindaco, Ileana Argentin, che ieri si è schierata a favore di un presidente donna, per la prima volta scende in campo anche uno dei cinque assessori donna della neo-giunta Veltroni, Mariella Gramaglia, titolare delle Politiche per la comunicazione e le Pari opportunità: «Il consiglio comunale in questo mandato rischia di diventare quasi un club maschile - puntualizza la Gramaglia - La presidenza di Monica Cirinnà può ridare fiducia a molte donne, assicurare una competenza sperimentata e una continuità solare con un programma di lavoro vicino ai cittadini». Si tratta anche di compensazioni, quindi, secondo la Gramaglia. Visto lo scarso numero di donne in Giunta, che almeno in consiglio l’incarico più importante sia in rosa.
Sulla stessa linea anche Roberta D’Agostini, coordinatrice delle donne Ds di Roma, che punta il dito anche sul consiglio comunale: «La scarsissima presenza femminile in aula Giulio Cesare è un fenomeno inedito e preoccupante. Affidare la presidenza del consiglio a una donna come Monica Cirinnà, che in questi anni ha dato prova di competenza ed equilibrio, rappresenterebbe un segnale positivo e di fiducia a tante cittadine romane, nell’interesse di tutta la comunità».
A questi appelli si è aggiunto quello l’Associazione federativa femminista internazionale (Affi) che, con una lettera inviata a Veltroni, ha chiesto che sia al femminile la presidenza del consiglio: «Sarebbe un modo per valorizzare il ruolo delle donne», ha scritto la copresidente Francesca Koch. L’unica voce fuori dal coro è quella di un uomo, Mirko Coratti, (Moderati per Veltroni), che lancia un «largo ai giovani» anche per la presidenza del consiglio. Per Coratti, infatti, «nell’assetto istituzionale del Governo capitolino manca quel riconoscimento che dovrebbe andare alla nuova classe dirigente politica che ha profuso energie, capacità e passione per le istituzioni». L’esponente della lista dei Moderati non mette in discussione «le eccellenti capacità amministrative, peraltro già dimostrate nella scorsa consiliatura dalle donne», ma ritiene che i criteri di scelta debbano essere altri: «pensiamo sia importante - spiega - che venga data la possibilità ai giovani di ricoprire incarichi prestigiosi, tanto più nei casi specifici dove i risultati elettorali personali hanno riscontrato grandi numeri di consenso».
E l’interessata che dice? La Cirinnà ringrazia chi continua a schierarsi per la sua nomina e puntualizza di «non essere in contrapposizione con nessuno, tanto meno con i Moderati per Veltroni». L’altro nome accreditato, infatti, per lo scranno più alto in Aula Giulio Cesare è quello di Gianfranco Zambelli, esponente della lista dei Moderati.

Ma la Cirinnà si affida a Veltroni: «Per quanto riguarda la mia nomina a presidente del consiglio mi atterrò rigorosamente alle decisioni del mio sindaco, della Lista che mi ha eletto e di tutta la mia Maggioranza». Se Veltroni, però, dovesse applicare anche per il consiglio gli stessi criteri usati per la scelta degli assessori le previsioni non sono così rosee.

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