Politica

La Cisl a Epifani: «Smetta di fare politica»

Antonio Signorini

da Roma

La Cgil deve perdere il vizio di «buttarla in politica» e deve concentrarsi sui problemi che riguardano il sindacato. Come la riforma dei contratti, visto che ormai sono in tanti a volerla. A parlare è il segretario confederale della Cisl Raffaele Bonanni che si fa portavoce del disagio sempre più forte nel sindacato cattolico. Pesa il veto sulla contrattazione posto da Gugliemo Epifani una volta raggiunta l’intesa sugli aumenti agli statali. Ma conta anche un’intervista uscita ieri nella quale il segretario della Cgil dà consigli al candidato premier dell’Unione, Romano Prodi.
Provi a convincere un iscritto a Confindustria che l’accordo sul pubblico impiego è stato positivo.
«È stato un fatto importante proprio perché abbiamo evitato il blocco a cui aspiravano in molti a partire da Confindustria. Se il governo non avesse favorito l’intesa sarebbe stato un segnale negativo con gravi ripercussioni anche per il privato. Questa era una delle maggiori preoccupazioni della Cisl ed è anche il motivo per cui noi abbiamo subito revocato lo sciopero».
Perché dalla Cgil arrivano ancora «no comment» sulla revoca dello sciopero?
«Probabilmente il loro sciopero partiva da premesse diverse rispetto alle nostre».
Il governo è soddisfatto per l’intesa sul pubblico impiego anche perché una parte del sindacato, Cisl compresa, è disponibile a parlare di riforma della contrattazione.
«Noi siamo a favore da anni. Il sistema contrattuale va rinnovato. Quello in vigore penalizza i lavoratori delle zone dove si fanno profitti perché non favorisce la redistribuzione della ricchezza e poi scoraggia gli investimenti nelle aree che ne avrebbero bisogno».
Lei crede sia possibile riformare i contratti senza la Cgil che è sempre stata contraria?
«Quello che è importante è che ognuno dica il perché delle cose che vuole o non vuole fare. Certo, una revisione così profonda sarà difficile farla a forza di strappi, c’è bisogno di un consenso largo, ma senza una discussione chiara non è possibile. E questo è un ostacolo che spetta alla Cgil rimuovere anche perché ormai la riforma dei contratti interessa molti e la discussione non sarà bloccata dal loro veto. Non possiamo sempre sottostare ai loro umori. Nessuno può imporre posizioni esclusive come hanno fatto a Palazzo Chigi quando Epifani ha impedito di mettere a verbale l’intenzione della Cisl di partecipare alla discussione sui contratti».
Il suo segretario Savino Pezzotta ha negato di aver dato del bolscevico a Epifani come aveva scritto un’agenzia stampa; lei gliel’avrebbe detto?
«Gli avrei dato dell’irragionevole. E gli avrei detto che non si può nascondere il sole con una mano. Poi gli avrei chiesto di concentrarsi sul sindacato. Questo vezzo di buttarla in politica e di parlare delle cose degli altri e non di quelle che riguardano il nostro mondo non va bene».
Si riferisce all’intervista nella quale Epifani ha invitato Romano Prodi a trovare una mediazione con Francesco Rutelli?
«Sì. Così si infrange un principio base del sistema bipolare e cioè una vera autonomia del sindacato dalla politica. Noi dobbiamo rappresentare interessi di parte, ma solo quelli dei lavoratori».
Non è la prima volta che il segretario della Cgil interviene nel dibattito interno alla sinistra e non è la prima volta che la Cisl lo riprende. Come spiega questa diversità anche in un momento come questo, con i sindacati sostanzialmente uniti?
«Probabilmente la Cgil ha una natura diversa dalla nostra. La Cisl può invocare naturalmente l’esigenza di autonomia del sindacato».
Però la Cisl nasce come sindacato della Dc. E ora non si può negare un’affinità con la Margherita.
«Anche ai tempi della Dc la Cisl non si è mai tirata indietro quando si trattava di scontrarsi con la politica se venivano messi in discussione i valori essenziali del sindacalismo. Poi noi ci siamo sempre confrontati con tutti i governi democraticamente eletti.

Il nostro obiettivo è sempre quello di trovare accordi».

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