STREGATI (Ita 1986) di Francesco Nuti con F. Nuti, O. Muti- 94
«Piove, a Genova piove sempre d'inverno» (?). La Superba compare subito, con una lenta panoramica illuminata in blu dal neon dell'insegna di
Radio Strega (nel Silos granario). Francesco Nuti ama le atmosfere noir: sigaretta perennemente tra le labbra, ambienta tutto il film in una città notturna, suggestiva e bagnata di pioggia
con autocisterne. Genova non fu mai lavata tanto: veniva gettata acqua dappertutto, preparando i set di giorno per poter girare di notte. «Stregati» ha un merito: inverte una tendenza, mostrando finalmente una città bella, addirittura romantica. Ci voleva, dopo i vaneggiamenti apocalittici del celentanesco «Joan Lui» dell'anno prima. Nuti (Lorenzo), speaker di una radio con vista sulla Lanterna, si tratta bene: vive in un loft in porto, scorrazza con tre amici scavezzacolli e vitelloni (tra essi il padre - il bravo Novello Novelli). Si porta a casa una tizia e la guarda spogliarsi al buio, illuminandola con una torcia. Lei (che non deve avere un cervello memorabile) chiede «Ma mi ami?». «Violentami, Clara», l'improbabile risposta. Lo scherzo che segue è acido: Lorenzo si alza nottetempo e va in bagno, dove sono nascosti i suoi tre compari. Dovrebbero godersi a turno l'ignara donzella, sostituendosi a lui. Ci riuscirà solo l'arzillo genitore. Lorenzo gira per la città con un maggiolone rosso decappottabile, le busca a De Ferrari accanto alla fontana (occasione per rivederla com'era), fuma sempre ed ha un poster della Nannini nuda appeso in casa. È sul taxi di un amico quando vede Anna (Ornella Muti), splendida e fradicia di pioggia in piazza Dante (in città per comprare l'abito da sposa). La fa salire ed invece di portarla in Via dell'Orto va a fermarsi in porto. «Se si andava in Via del Campo ci si metteva un lampo». Iniziano le schermaglie tra i due. «Mi piacerebbe che qualcuno mi rapisse per mezz'ora», dice lui. Anche con lei ripete il giochino dello spogliarello ma fallisce: «Tu sei una di quelle persone stronze che si alza al mattino, si guarda allo specchio e si piace. Sempre». Colpito e affondato. Eppure perde due treni per rientrare a Verona dal fidanzato. La stazione è quella di
Firenze S. M. Novella; gli scali ferroviari locali non furono graditi.
Spesso accompagnata da un sax fa mostra di sé una Genova notturna, quasi disegnata dalla fotografia di G. Ruzzolini, intrisa di un romanticismo da superfice. In ordine sparso: Molo Spinola, Molo Vecchio, l'atrio del cinema «Cristallo» alla Zecca, la Spianata, Via XX Settembre, l'Italsider, il viadotto Polcevera, il Ponte Monumentale, P. Banchi, vicoli dell'angiporto. Il night venne ricostruito nella galleria d'arte Riotta; sequenze al Ragno d'oro furono eliminate. Nuti giunse a Genova con V. Cerami (che pare fosse entusiasta) ed il suo «scopritore» U. Chiti per dei sopralluoghi. Decisero di girarci tutto il film. La città è ringraziata nei titoli di coda. Nuti si cerca come autore (coadiuvato dallo stesso Cerami e da Veronesi) e si ammira con narcisismo irritante come attore. Ha talento da intrattenitore ma si sopravvaluta, perdendosi tra battute e massime smielate. La Muti non riesce proprio a dimenticare di essere bella. Altalenante, piacevole, stupido, con lieto fine puntuale. Le curiosità: F. Brighenti ne svelò in anteprima la «segretissima» (?!) trama su «Il Lavoro», spiazzando la produzione. Il dialogo sognato da ogni uomo: Lui: «Levati dalle palle». Lei: «Portami a casa tua».
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