
Gentile direttore,
cosa resta della civiltà che ha formato i tratti caratteristici dell'Europa? Si può dire che esista ancora l'Inghilterra di Churchill se un ministro britannico giura sul Corano? Che fini persegue costui? La Francia, perdute le colonie, piena di musulmani, cosa può più insegnare? Ha senso il titolo di «ville lumiere»? Si può dire, senza errare, che una grande colpa sia da attribuire all'informazione. Per paura, per conformismo, non mette al corrente le donne che, capelli al vento, alla partenza della Flotilla, inneggiano alla Palestina. In quei Paesi non potrebbero neanche uscire di casa. Neanche pensare di partecipare ad una manifestazione. Feltri dedica la sua «Stanza» alla sentenza che ha mitigato la condanna all'uomo che ha brutalizzato la moglie fedifraga. Nei Paesi osannati da questa gente, la donna non solo non avrebbe potuto denunciare il fatto, anzi il marito avrebbe anche potuto ucciderla e ricevere un encomio. Informate i Pro Pal.
Leonardo Chiarelli
Caro Leonardo,
la tua è una domanda che non dovrebbe neppure essere posta, se vivessimo in un'epoca lucida. Invece è necessaria, oggi più che mai, perché stiamo assistendo inermi e, peggio ancora, silenziosi a un tracollo culturale e identitario dell'Occidente, che non ha precedenti nella storia moderna. La civiltà europea, quella che ha illuminato il mondo con il pensiero greco, il diritto romano, il Rinascimento, l'umanesimo cristiano, la democrazia liberale e lo Stato di diritto, oggi si vergogna di sé stessa. E chi ne va ancora fiero viene accusato di fascismo, suprematismo o colonialismo.
Tu citi l'Inghilterra di Churchill. Bene. Oggi quell'Inghilterra è scomparsa, smarrita dietro un multiculturalismo suicida che tollera tutto, tranne ciò che è britannico. Un ministro che giura sul Corano in un Paese che ha fondato la propria identità sulla Bibbia anglicana e sulla monarchia costituzionale non è un segnale di apertura, ma di sradicamento. Soprattutto se quello stesso ministro poi si guarda bene dal difendere le libertà che quel giuramento dovrebbe garantire: libertà di stampa, libertà delle donne, libertà religiosa. E la Francia? Un tempo «ville lumière», oggi «ville soumise». Un Paese che ha abbandonato il proprio popolo alle banlieue islamizzate, dove lo Stato non entra e dove la legge vigente è quella tribale o coranica. I professori vengono sgozzati per aver mostrato vignette. Le chiese bruciano nel silenzio dei media. Eppure si continua a parlare di «accoglienza», come se si trattasse di povere anime pie in cerca di riparo, e non di milizie ideologiche determinate a trasformare le nostre società dall'interno, sfruttando proprio le libertà che noi, scioccamente, concediamo a chi le disprezza. Quanto alla stampa, hai pienamente ragione. Per paura o per servilismo, non dice più la verità. Non informa. Nasconde. Censura. Manipola. E allora si lascia spazio a scene grottesche, come quelle delle ragazzette europee con i capelli al vento che inneggiano alla Palestina, ignorando che, nei Paesi che esaltano, verrebbero frustate, segregate, stuprate o impiccate per il solo fatto di avere un'opinione o di mostrare la chioma.
E le femministe? Tutte zitte. Silenzio tombale se lo stupratore è islamico. Silenzio se la donna viene lapidata sotto la «sharia». Silenzio se una 12enne viene stuprata in Italia da un immigrato. Ma mobilitazione generale se qualcuno osa sventolare il tricolore. E se la sinistra avesse davvero a cuore la libertà, difenderebbe prima le donne di Teheran, poi le astine alle vocali. Infine, hai ragione a ricordare quella sentenza scandalosa in cui la magistratura ha ridotto la pena a un marito violento in virtù del tradimento subito. Ma attenzione: se in quella corte ci fosse stato un giudice islamico, la moglie non sarebbe neanche arrivata in tribunale. Sarebbe finita sotto terra. Con il plauso della comunità. Tragicamente vero.
Chi oggi idealizza l'Islam come religione di pace o come modello alternativo all'Occidente, non ha capito nulla. O peggio: ha capito tutto e vuole distruggere le fondamenta stesse della nostra civiltà, partendo dalla colpevolizzazione dell'uomo bianco, dell'europeo, del cristiano, del patriota. Ebbene, io dico basta.
L'Occidente, con tutti i suoi difetti, è la casa della libertà, del progresso, del pensiero critico. E se non torniamo ad amarlo e a difenderlo, diventeremo ospiti in casa nostra, cittadini di un continente che non ci riconosce più.