«Città sicura, ma più prudenza»

Claudia Buccellati suggerisce alcune regole per non rinunciare alle uscite serali

Paola Fucilieri

Un altro stupro in città, un altro balordo in manette. Mentre la sicurezza al femminile diventa sempre più un fatto privato, personale, che le donne non possono e non debbono delegare ad altri. Qualcosa che va costruito giorno per giorno anche utilizzando qualche semplice, elementare accorgimento, cambiando inveterate, ma anche non troppo sicure abitudini di vita pur senza andare in giro con il burqa o con il coltello tra i denti. Magari semplicemente riflettendo sulle parole del questore Paolo Scarpis che, da tempo, suggerisce ai milanesi di essere meno indifferenti e farsi «un po’ più gli affari degli altri». Ed evitando inutili vittimismi quando si ricorda ciò che ha dichiarato qualche giorno fa il prefetto Gian Valerio Lombardi. E cioè che «i dati sulle violenze sessuali a Milano sono quelli dell'anno scorso, di due anni fa. Le vere aggressioni sessuali sono soltanto il 12 per cento».
«Al di là dei dati credo si stia facendo un inutile polverone sulla questione delle violenze sessuali che, peraltro, ci sono sempre state - sottolinea Claudia Buccellati, presidentessa dell’associazione Via Montenapoleone -. Non voglio sottovalutare il fenomeno, ma credo che, in casi come quello delle turiste francesi, ad esempio, basterebbe assumere un comportamento un tantino più logico e meno superficiale, piccole regole di vita che la vita ce la possono davvero salvaguardare. Non considero casi particolari, come quello di quella poveretta stuprata mentre andava al lavoro. Ma io giro da sola, di notte, in auto, a Milano, da quando avevo 18 anni. E anche se ho subito più tentativi di aggressione e rapina ai semafori, non mi è mai capitato nulla perché quando sono sulla mia vettura, mi chiudo sempre dentro. Oppure, quando entro nel box con la macchina, prima di scendere aspetto sempre che il cancello elettrico sia completamente chiuso. Milano? Per me è una delle città più sicure d’Europa».
«Il nostro problema maggiore è rappresentato dalla diffusione della subcultura islamica che non ha alcun rispetto per le donne, le considera meno di niente - dichiara l’assessore comunale al Commercio e alle Attività produttive Tiziana Maiolo - A Milano non c’è nessuna emergenza, ha ragione il prefetto. Inasprire le pene? Quando ero presidente della Commissione giustizia della Camera, nel ’95, credo sia già stato fatto un buon lavoro in tal senso. Quel che necessariamente si deve fare ora è obbligare questi islamici a firmare con il sangue un patto d’onore di assimilazione della nostra cultura, in materia di famiglia e di rapporti uomo-donna».
Jo Squillo, negli anni ’80, scrisse una canzone punkeggiante e provocatoria sul fenomeno delle violenze sessuali, «Violentami sul metrò». «Alla base di questi recenti casi di stupro c’è una crescita dell’inciviltà, della mancanza di rispetto del più debole. Nello stesso rapporto di coppia l’uomo, insieme alla galanteria, ha perso il senso del gusto e crede gli sia tutto lecito. E a prevalere è sempre la prevaricazione, è un fatto tangibile ovunque. Ecco - ammette la cantante - la cultura maschile e del rispetto, a mio giudizio, andrebbero reimpostate».
«Milano è buia, così male illuminata da portarti via la voglia di guardarti attorno: io abito in una zona centralissima, eppure, qualche sera fa, è bastato poco per essere scambiata per un’altra.

E venire quasi picchiata, mentre portavo il cane a passeggiare - racconta la ballerina Oriella Dorella -. Non vorrei fare del moralismo, ma l’apertura delle case di tolleranza eviterebbe, ad esempio, che una studentessa venga confusa per una prostituta».

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