Non ci sarebbe alcun bisogno di demolire quel che resta dellex Alfa di via Gattamelata. Per realizzare opere viabilistiche non serve quello spazio, sostengono da MM. E poi, comunque, «una volta demolito limmobile, larea è del Comune di Milano» come ricordano da Palazzo Marino. Sintesi: il Comune può fare un passo indietro e salvare la memoria storica del Biscione, come richiesto da An e dallo Sdi ma pure dagli «alfisti».
Tutti allineati e coperti a tutela di quel che resta dellex Alfa che, secondo il piano integrato dintervento, va demolito poiché lì «il progetto prevede una galleria in sottosuolo che affiora proprio in corrispondenza dellimmobile per poi sboccare su via Teodorico». Abbattimento che, a sorpresa, dagli uffici della Metropolitana milanese - che si è aggiudicata le opere di realizzazione della viabilità, affidandole a una impresa privata - confidano si può tranquillamente evitare ossia già cè spazio sufficiente «per realizzare la rotonda conclusiva dellintervento stradale».
Dunque, sarebbe possibile rispettare lultima testimonianza dellindustria automobilistica esistente sul territorio di Milano: «Patrimonio da difendere a tutti i costi. Edificio dallo straordinario valore storico e identitario che non può essere cancellato perché quel che resta (la portineria e gli uffici di progettazione dellAlfa, ndr) è lultimo baluardo allennesimo attacco alla storia di Milano» fa sapere Gianfranco De Nicola, capogruppo provinciale di An.
Ma quellidea che De Nicola si è messo in testa fa a pugni con «lo sviluppo di Milano»: «Siamo di fronte a Expo 2015, cè un progetto di peso internazionale e cè, grazie a Dio, un privato che se ne fa carico. E, poi, attenzione, il tema del valore simbolico dellAlfa era stato già affrontato a suo tempo con il mantenimento della facciata dellex mensa operai in via Traiano» dichiara Carlo Masseroli. Lì, in via Gattamelata, continua lassessore allo Sviluppo del Territorio si va avanti: «Le ruspe abbatteranno quellimmobile come deciso nel dibattito e dal voto del consiglio comunale in sede di approvazione del piano integrato dintervento. Piano che, tra laltro, non ha ricevuto osservazioni che richiedessero il mantenimento di quella struttura». Indietro non si torna, «lassetto progettuale approvato prevede la demolizione dellimmobile a cura e spese della società Nuovo Portello».
Valutazioni che non rispondono allappello dello Sdi, «lasciamo quel pezzo di memoria operaia ai giovani milanesi perché la Milano della moda, del terziario e della Borsa, la Milano che è diventata ricca lo è diventata tale grazie allimpegno anche dei trentamila operai che lavoravano nello stabilimento dellAlfa» sostiene Roberto Caputo. E mentre, per la cronaca, ieri mattina le ruspe sono state bloccate sia da De Nicola che da alcuni cittadini incatenati, on line si sta formando una catena di solidarietà organizzata dalle associazioni «Cuori alfisti» e «Registro italiano Giulia». Supporter che in quelle palazzine vorrebbero vedere sorgere un museo dellAlfa.
Cittadini incatenati «allungano» la vita alla palazzina Alfa
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