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Mutui, peggiora il rapporto rata-reddito: cosa si rischia adesso

Gli effetti dell'aumento dei tassi di interesse: scende la richiesta dei mutui, e sale la rata media. Cosa dicono gli esperti di Crif

Mutui, peggiora il rapporto rata-reddito: cosa si rischia adesso

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La scelta di aumentare i tassi di interesse da parte della Bce ha avuto inevitabili conseguenze, come è stato possibile vedere nei primi sei mesi del 2023: a subire il contraccolpo, secondo quanto riferito anche da Il Sole 24 Ore, è stata la domanda dei mutui, che ha registrato una diminuzione. Rispetto allo stesso periodo del 2022, infatti, si è avuto un -21,6% di richieste. In calo anche le surroghe, date a -30,8%.

L'aumento della rata media

I cittadini sono preoccupati e timorosi. Ciò è comprensibile, se si pensa a quanto è salito l'importo della rata media. Stando a quanto registrato dal barometro Crif, che osserva l'andamento relativo alle richieste di nuovi mutui e surroghe, c'è stato un incremento medio della rata del 28% rispetto allo scorso anno, soprattutto per i mutui più recenti (da 616 a 865 euro, ossia + 40%).

Per quanto concerne i mutui con i termini di pagamento rate rispettati (in bonis), nel 65% dei casi si è avuto un incremento del montante nell'intervallo di tempo fra gennaio 2022 e marzo 2023. Aumentata in sei mesi, per i mutui più recenti, l'esposizione media residua delle famiglie (+24%), che ha portato a un peggioramento del rapporto rata-reddito del 6%. Circa il 12% dei mutuatari, detentori di un mutuo a tasso variabile, ha superato questa soglia a marzo 2023.

Il peso sui mutui

La decisione della Banca centrale europea di procedere con l'incremento dei tassi di interesse ha avuto dunque serie conseguenze sui mutui. Specialmente gli ultimi due rialzi, di maggio e di giugno, si sono fatti sentire. 4,5 milioni i mutui ipotecari attivi nel nostro Paese, con un'esposizione di circa 440 miliardi di euro a marzo di questo anno. Il 26% dei mutui attivi sono a tasso variabile (esposizione di 120 miliardi di euro). Il tasso variabile è meno presente nei mutui più recenti (12%, con esposizione di 45 miliardi di euro).

Secondo gli esperti di Crif bisognerà attendere circa un anno per valutare i rischi. "Il problema è la velocità con cui sono saliti i tassi di interesse. Tutto è decollato in fretta e la rapidità con cui è avvenuto ha messo in difficoltà numerose famiglie", ha spiegato a Il Sole 24 Ore Simone Capecchi, executive director di Crif. "Il trend in aumento dei default creditizi delle imprese italiane, già in corso, è inevitabile che tra qualche mese si rifletta anche sui bilanci delle famiglie. Solamente verso la fine del 2023 capiremo davvero qual è stato l'impatto sui mutui".

L'analisi di Crif

Per anticipare i rischi, Crif ha messo a punto un Indice di tensione finanziaria (Itf). Secondo tale sistema, nei primi tre mesi del 2023 coloro che hanno scelto un mutuo a tasso variabile hanno risentito di un crescente stress finanziario. Anche nelle altre forme di credito, in ogni caso, il tasso di default è salito all'1,4% lo scorso marzo.

"Le logiche di offerta degli ultimi anni e la prudenza delle famiglie manterranno comunque i tassi di default su valori inferiori alle passate crisi economiche, limitati anche da un livello di indebitamento delle famiglie che rimane basso", ha dichiarato l'executive director di Crif.

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